martedì 8 novembre 2011

Pillole berlusconiane

Tratte da "Politica-Pop" di Marco Bracconi




8 nov 2011
Programma minimo

Monti Letta elezioni o vattelapesca da qualche inaspettato cilindro. Chissà domani che succede. Nell’attesa, bello sarebbe che ci si mettesse d’accordo su due o tre cose semplici semplici.

Per esempio.

Abolire dal lessico politico la parola traditori. Vietare il nome Italia nel simbolo dei partiti. Sanzionare chi tiene riunioni istituzionali a casa sua piuttosto che nei luoghi deputati. Punire con l’ineleggibilità chi invece di dire no grazie ai giornalisti li manda a fanculo alzando il dito medio. Espellere dal Parlamento chi bestemmia, urla parolacce o commenta plateralmente tette e culi delle onorevoli colleghe.

Poi si vedrà che fare sul resto. Intanto basterebbe essere solo un filino meglio del Paese che si rappresenta. Non è poi tanto difficile. Anzi.




7 nov 2011
Gli (ex) semprefedeli

Bertolini, Stracquadanio, Carlucci. E altri ancora seguiranno. Sono quelli che nemmeno un giorno senza una agenzia in difesa del Cavaliere. Quelli che Silvio era il più grande statista del secolo. Quelli che se Berlusconi bestemmia va contestualizzato, e se corrompe un avvocato pure.

Erano la sua guardia privata, i miliziani in doppiopetto, la falange in tailleur e tacchi a spillo. Ora se ne vanno, un po’ alla spicciolata, un’ora o un giorno prima del diluvio. Appena in tempo.

Capita che un certo epilogo dica tutto su un’intera storia. E l’addio in zona cesarini dei semprefedeli è la prova di quanto l’esperienza politica del Cavaliere sia stata cesarista e intrinsecamente autoritaria.

Gli ex caballeros del premier si qualificano da soli. Ma se per vent’anni fai e disponi da uomo solo, quando è finita da solo resti.

La fine dei populisti, sempre, si chiama nemesi.





5 nov 2011
Il condono della memoria

Silvio Berlusconi, oggi, si è ricordato di essere presidente del Consiglio di un paese dove appena piove si preparano le camere ardenti. E con parole nette ha fatto notare che in Italia, troppe volte, si è costruito dove non si doveva.

Peccato che i suoi due primi governi (e lo stava per fare anche il terzo) siano stati gli unici negli ultimi quindici anni a varare sanatorie edilizie.

Si può far scempio del paesaggio, ma non della memoria.

E la memoria, il Cavaliere non si illuda, si salva solo con l’onestà e il rispetto della verità. Anche quando è un tantino sgradevole per se stessi.

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