giovedì 7 novembre 2019

Zinco e altre schifezze Il presidio di Bassano

Zinco e altre schifezze Il presidio di Bassano Il modello del nordest visto da un comitato cittadino. Una battaglia che dura da anni per difendere da una zincheria un territorio segnato dalle industrie inquinanti e dagli affari della politica (leghista). Nel silenzio dei media e di Roma 14 febbraio 2007 Orsola Casagrande Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it) San Pietro di Rosà (Vicenza). Pip49. Parte da questa sigla la storia di San Pietro e della lotta dei suoi abitanti. Quasi tutto. Perché il giro panoramico di questo territorio (a pochi chilometri da Bassano e ai piedi del Grappa) rivela una dopo l'altra fabbriche della morte, qualcuna in disuso, altre ancora in produzione. Lì si producono vernici, qui solventi, lì si lavora il cromo, qui c'è la zincheria. C'è la V Orlandi solventi e diluenti, oggi è dismessa. E' come se in questa zona si fossero concentrate solo aziende nocive. E non sorgono su un territorio isolato. Ci sono le case che circondano letteralmente le fabbriche tossiche, e «perfino in cimitero e nel campo sportivo hanno trovato il cromo», dice Lorenzo Signori, il portavoce del comitato di cittadini di San Pietro. E in questa zona c'è una falda acquifera importante. «A noi - dice Signori - vietano di prendere l'acqua dal pozzo, ma al supermercato si comprano acque che vengono da qui». In effetti a Trezze sul Brenta, qualche mese fa è stato riaperto il caso di alcuni operai deceduti che lavoravano alla Pm Galvanica (ex Tricom, oggi chiusa). Morti sospette, morti da cromo esavalente secondo la polizia giudiziaria del corpo forestale. 14, finora. Il figlio di Signori, Mattia, racconta dell'unica volta che è entrato alla zincheria Valbrenta. «Volevo scappare subito. Era impossibile resistere. L'odore acre ti prendeva alla gola». Alla zincheria, punta di diamante del Pip49, lavorano tra le 50 e le 70 persone. Gli operai sono tutti stranieri. «Del resto, chi vuole fare in Italia quel lavoro?». La zincheria Valbrenta è la più grande d'Italia. Il Pip49 è un complesso industriale di 140mila metri quadrati. Viene approvato dall'amministrazione pubblica, nonostante in questa zona non ci sia necessità di nuove industrie (quelle che ci sono, quasi tutte in stile nordest, a conduzione familiare lavorano bene). Ma il Pip49 è un investimento e all'amministrazione fa gola. Così, prima di decadere dal suo incarico di sindaco, Giovanni Didonè (oggi deputato leghista), firma il via libera per il piano industriale. La direzione dei lavori è affidata dalla nuova sindaca, la leghista Manuela Lanzarin a Beniamino Didonè (fratello dell'ex sindaco e già assessore all'urbanistica). I terreni del Pip49 appartengono per una parte all'amministrazione e per una parte a privati. Alcuni amici degli amministratori che vendono senza problemi. Altri invece oppongono resistenza. O meglio, ci provano. «Con le buone e con le cattive - ironizza Signori - i terreni vengono acquisiti dal comune che li rivende». Naturalmente, guadagnandoci: se aveva comprato a 60mila lire al metro quadro, infatti, ha rivenduto al doppio. Siamo agli inizi degli anni '90. La storia è confusa. Ecco che spunta la zincheria Valbrenta che vuole spostarsi dal suo sito (non lontano da San Pietro). Ufficialmente la zincheria è di proprietà di Anna Loro, moglie di Giuseppe Bordignon. Per il 41% è di proprietà dell'istituto bancario Mediocredito Friuli. In sordina iniziano i lavori e il mostro (cioè la zincheria) lentamente si materializza. «Hanno cominciato a costruire i capannoni prima ancora delle opere di urbanizzazione - dice Signori - e poi non hanno minimamente rispettato le altezze. Chiunque vede che questa fabbrica non è alta dieci metri». In effetti è alta almeno quindici. I cittadini di San Pietro cominciano a mobilitarsi. Nasce un comitato. Si svolgono assemblee. Ma gli amministratori rifiutano il confronto. Le cose vanno avanti per una decina d'anni. «Hanno cominciato - dice Daniele Pasinato, giovane operaio metalmeccanico, una delle anime del comitato - a costruire devastando il territorio». Nel 1997 il gruppo archeologico Medoacus ottiene il riconoscimento dell'area come rilevante sito archeologico. Qui (il cartello c'è ancora) sorgeva infatti il sito romano-longobardo più importante del bassanese. Ma le ruspe non si fermano, il comune approva la variante al piano regolatore e legittima la collocazione della zincheria in area protetta. La battaglia dei cittadini si fa più difficile. E tutta in salita. Ma loro non demordono. Nel 2002 montano un presidio di fronte alla zincheria, che nel frattempo dopo i primi due capannoni ne ha costruiti altri tre. Il Pip49 per contro è il flop che del resto tutti avevano previsto. I capannoni sono dismessie. «Alcuni sono diventati piste per le gare dei go-kart», dice Signori. Che racconta intimidazioni a iosa, denunce, volantini minatori, fino al tentato omicidio del presidente del comitato, Stefano Zulian, preso a sprangate da ignoti e lasciato a terra morente. È rimasto in coma per mesi. Nonostante lo choc i cittadini continuando la loro battaglia, nel silenzio dei media. «Ci siamo sentiti soli per tanto tempo - dice Daniele Pasinato - era come se nessuno ci credesse». Un silenzio che è omertà, dicono al presidio. La signora Clelia denuncia di non poter nemmeno avere un orto per l'inquinamento. E la signora Nerina ha visto i camion che nella notte venivano a scaricare rifiuti tossici. «In questo presidio - dice - ci siamo stati giorno e notte». I terreni della zincheria sono contaminati. Sono stati scaricati nottetempo centomila metri cubi di materiali, dice Tomas, un altro giovane di San Pietro. E alla fine è stato stabilito dalla procura che su quel terreno c'è della poliacrilamide. Ma la zincheria sporge denuncia contro ignoti: quel materiale tossico, dice, è stato gettato lì volutamente, per incolpare la zincheria. Una storia di silenzi e intimidazioni in questo nord est di cui Lorenzo Signori dà una fotografia spietata e inquietante. «Ai figli si è insegnato non soltanto a lavorare, lavorare, lavorare. Ma a gabbare la legge, a ingannare gli altri pur di raggiungere l'obiettivo del profitto. In altre parole, si è detto che l'illecito in fondo non era illecito se usato per raggiungere uno scopo». La proverbiale razza-Piave, dunque, si è macchiata di «atteggiamenti mafiosi», sostiene Signori. Che sul miracolo nordest, lui che lavora al Sert di Bassano ha più di un dubbio. E snocciola i dati dei tossicodipendenti che ha in cura, 2000 nella sola Bassano. Una cifra enorme. Che «è il segnale più concreto del disagio cresciuto con il miracolo». Il presidio di San Pietro parteciperà in massa alla manifestazione di sabato a Vicenza, contro la base Usa. «La difesa del territorio - dice Daniele - è anche la difesa di un altro sistema di sviluppo, sostenibile, che non distrugga né gli uomini né l'ambiente». Al presidio tra una fetta di torta e un caffè si parla della delusione avuta dal governo Prodi, su Vicenza e non solo. Nel tendone, con il cartellone che indica le tappe dell'autotassazione ci sono le bandiere della pace, no Tav e no Dal Molin. https://www.youtube.com/watch?v=_ckyU03XVG8

venerdì 13 dicembre 2013

Governo, tante promesse ma pochi impegni mantenuti: le balle d’acciaio di Letta

Riporto l'articolo pubblicato oggi sul Fatto Quotidiano dove vengono elencate tutte le promesse fatte da Letta, quasi tutte regolarmente non mantenute, aspettiamo fiduciosi di essere smentiti dai fatti nel corso della legislatura, che a detta dei più deve assolutamente arrivare quantomeno al 2015, nonostante buona parte degli italiani abbia una pessima considerazione di un governo, ricordiamocelo tutti, frutto di un inciucio che non ha rispettato minimamente le scelte espresse dal voto elettorale e che ha rinominato un presidente della Repubblica che è ai minimi storici in fatto di gradimento.
Finanziamento ai partiti? "Entro l'estate o decreto". Province? "Abolire definitivamente" Aumento dell'Iva? "Rinunciamo". Esodati? "Soluzione strutturale". Ecco le promesse (disattese) del presidente del Consiglio di Marco Palombi | 13 dicembre 2013 Enrico Letta è stabile, non c’è che dire, ha appena preso la sua terza fiducia in Parlamento, s’è tolto dalle spalle l’imbarazzante patronage di Silvio Berlusconi, eppure guardando la sua azione di governo non si può non pensare – col Wall Street Journal – che la sua è “la stabilità di un cimitero”. Promesse e buoni propositi sparsi nei suoi discorsi pubblici, infatti, sono ben lontani dall’essere realizzati, al contrario l’immagine è di una realtà che pervicacemente si impegna a smentire il presidente del Consiglio. Ecco qualche esempio. Riforme costituzionali “Non si può cominciare oggi un percorso dai tempi indefiniti: 18 mesi sono un tempo giusto per le riforme costituzionali” (29 maggio). - L’architrave di questa proposta era cambiare una gran parte della Carta grazie ad una procedura semplificata (modifica a tempo dell’articolo 138): semplicemente dopo la scissione del Pdl Letta non ha più i numeri per farlo senza incappare nel referendum confermativo. Soldi ai partiti “Se dopo l’estate il Parlamento non avrà approvato un testo, per sbloccarlo siamo pronti a intervenire con decreto” (25 maggio). “A giugno ci siamo dati un tempo di sei mesi: se non dovesse avvenire nulla il governo farà un decreto legge” (17 settembre). “Confermo qui la volontà di concludere il processo per abolire il finanziamento ai partiti entro l’anno” (11 dicembre). - La legge che cancella – in tre anni – il finanziamento pubblico ai partiti è stata approvata alla Camera il 16 ottobre, da allora è ferma in Senato: l’esame inizierà in commissione mercoledì prossimo e la presidente Finocchiaro ha escluso un’approvazione nel 2013. Taglio delle Province “Bisogna riordinare i livelli amministrativi e abolire definitivamente le province” (29 aprile). - La faccenda è ancora in alto mare. A luglio il Consiglio dei ministri aveva approvato due ddl: uno – attualmente in discussione nell’aula della Camera – svuota le province dei loro poteri in attesa della loro abolizione, affidata ad un secondo ddl, stavolta di natura costituzionale. I tempi, per entrambi, sono biblici: il rischio è che il contenzioso vada di nuovo a favore delle province, che hanno già vinto alla Consulta contro il decreto Monti. Aumento dell’Iva “Rinunceremo all’aumento dell’Iva” (29 aprile). - L’aliquota al 21 per cento è salita al 22 all’inizio di ottobre. Imu “Bisogna superare l’attuale sistema di tassazione sulla prima casa con un riforma complessiva”, il cui “obiettivo sarà la riduzione fiscale senza indebitamento”. Intanto, “ci sarà lo stop ai pagamenti nel 2013” (29 aprile). - Effettivamente l’Imu verrà sostituita dall’Imposta unica comunale (Iuc): il gettito, però, potrebbe essere addirittura superiore di circa tre miliardi alla vecchia imposta. Anche sulla cancellazione dell’Imu 2013, peraltro, il governo s’è incartato: non solo c’è il rischio del pagamento di un conguaglio a gennaio (la cosiddetta mini-Imu), ma nel 2014 è assai probabile pure una stangata sulle accise (benzina, tabacchi) visto che le coperture individuate non stanno funzionando (condono per le slot machine, extragettito Iva). Conti pubblici “Parte una nuova fase: i sacrifici fatti al momento giusto e le scelte dei governi precedenti confermate da noi hanno consentito di uscire dalla procedura di deficit eccessivo e di avere un premio importante: maggiore flessibilità sul bilancio 2014 che ci consentirà di fare investimenti produttivi” (3 luglio). “Chiedo di essere giudicato alla fine del percorso: a dicembre 2014 avremo ridotto deficit e debito e ridotto le tasse” (10 novembre). - In realtà la Commissione europea, con una lettera ufficiale del 15 novembre, s’è dichiarata insoddisfatta della gestione dei conti pubblici di Letta e ha contestato la mancata riduzione del rapporto debito/Pil (che infatti lo stesso governo prevede in crescita l’anno prossimo). Quanto alla deroga per gli investimenti, dai 15 miliardi sparati inizialmente si è passati a – forse – tre. Per ora, infine, nel 2014 anche la pressione fiscale è stimata – sempre dall’esecutivo – in leggera crescita. Cuneo fiscale “Abbatterlo è la nostra priorità” (ripetuto una volta a settimana). Alla fine l’intervento sul 2014 vale qualcosa più di duecento euro l’anno di sgravi in busta paga per i lavoratori dipendenti fino a 35mila euro di reddito, neanche venti euro al mese per una platea ristretta. Lo sconto è peraltro assai mitigato da una sforbiciata alle detrazioni fiscali per mezzo miliardo. Esodati e precari “Con la vicenda degli esodati la comunità nazionale ha tradito un patto: c’è bisogno di una soluzione strutturale” (29 aprile). “Abbiamo dato una soluzione definitiva al problema del precariato nella Pubblica amministrazione” (26 agosto). - Sugli esodati, in realtà, Letta continua a procedere con successivi ampliamenti della platea e non strutturalmente: dopo i novemila “salvaguardati” in estate, è atteso un provvedimento per altri ventimila (si arriverebbe così a 160mila tutelati su una platea di 390mila soggetti). Quanto agli statali precari, la legge di Letta avvia la stabilizzazione per diecimila lavoratori mandandone a casa altri 190mila circa. da Il Fatto Quotidiano del 13 dicembre 2013

lunedì 15 luglio 2013

INAUGURAZIONE BASE USA E SITE PLUTO

VICENZA. Italiani da una parte, americani dall'altra e giornalisti in mezzo. Le divisioni sono nette. Guai a chi sgarra. Altro che riconciliazione, comunità unite e strette di mano dopo anni di tensioni. Non basta l'inaugurazione della base americana Del Din per mettere nel cassetto le proteste e le polemiche. Il clima sarà pure caldo, il sole battente ma l'atmosfera all'interno dell'ex aeroporto Dal Molin è freddina. Vuoi per il basso profilo della cerimonia annunciato e confermato dagli stessi statunitensi, vuoi per quell'ultimo scandalo intercettazioni che ha creato ulteriori imbarazzi e attriti tra italiani e americani. E così mentre c'è chi dimostra il proprio dissenso a parole, come i movimenti no base che si sistemano proprio all'inizio di viale Ferrarin, qualcun altro, come il vicesindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, decide di lanciare un messaggio simbolico. LA FASCIA DIMENTICATA. La sua presenza, anche se sarebbe meglio parlare di assenza, non è passata inosservata. Il numero due di palazzo Trissino varca i cancelli della Ederle 2 senza il segno di riconoscimento dell'amministrazione; quella fascia tricolore che è stata ereditata dal sindaco Achille Variati, in ferie e quindi distante dall'insediamento militare. Una dimenticanza o una scelta precisa? La risposta è presto detta. «La fascia tricolore - spiega - rappresenta l'appartenenza dell'autonomia locale allo Stato. Ma tale appartenenza si fonda sul rapporto di reciproco rispetto. Nella vicenda che ha portato alla realizzazione di questa nuova base militare, nella quale non c'entrano nulla gli americani, tale rispetto è mancato da parte di Roma nei confronti di Vicenza e delle istanze, rivendicazioni e richieste fatte nel corso del tempo dalla comunità locale. Per questo ho ritenuto di non indossare la fascia, compiendo un gesto dal significato simbolico e politico chiaro». LE REAZIONI. La scelta non può che fare rumore. Non tanto all'interno della base ma all'esterno. I No Dal Molin applaudono la decisione ma chiedono all'amministrazione «di impegnarsi a costruire fin da subito un tavolo finalizzato alla riconversione delle servitù militari e delle altre strutture inutilizzate dai militari» mentre il capogruppo del Pdl in Consiglio, Lucio Zoppello, non ci sta. «Questa giunta vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Bulgarini d'Elci doveva portare la fascia. Questa è una farsa da modesto teatrino della politica» BASSO PROFILO. Le polemiche non investono il Del Din, dove la cerimonia prosegue senza grandi proclami. Il profilo, come anticipato, è basso. Niente fanfare e personalità di spicco. Certo, sono presenti i vertici dell'esercito statunitese in Europa ma non si vedono i rappresentanti del Governo, fatta eccezione per tre membri del Congresso e per l'ambasciatore in Italia David Thorne. Lo stesso accade dall'altra parte del palco, dove, come anticipato, sono stati posizionati gli ospiti italiani, distanti da quelli a stelle e strisce. Tra loro nessun ministro né parlamentare. Spetta quindi al prefetto Melchiorre Fallica portare i saluti delle istituzioni e cercare di ricucire uno strappo che «non deve esistere tra le due comunità». SITE PLUTO, la storia di una servitù infinita (di Angelo Azzalini – Assemblea Permanente “No Dal Molin – Commissione Basi”) Site Pluto è una base sotterranea degli USA ed appare in stretto collegamento fisico con la base militare di San Rocco-Santa Tecla, sovrastante Site Pluto al vertice della collina di Longare, e con l’altro importante sito di Tormeno-Fontega, formando un unico complesso militare. Almeno fino al 1992, ha ospitato circa 200 bombe atomiche e 1.000 kg di plutonio, a stretto contatto con il paese di Longare ed a pochi km da Vicenza, non osservando le minime condizioni di sicurezza per i Cittadini vicentini. Lo studio, pubblicato dal Presidio Permanente con il titolo “Site Pluto, ieri, oggi, domani”, accende i riflettori sulle gallerie di Longare, luogo di Pace e di aggregazione sociale fino a che gli USA non ne fecero “il più importante deposito d’armi atomiche in Italia ed uno dei più importanti d’Europa”. I Diritti dei Cittadini di Longare e di tutto il territorio vicentino sono stati sistematicamente violati, lasciandoli nella completa oscurità sui rischi per la loro salute derivati dalla presenza di un simile arsenale di morte. Purtroppo, nella “democratica” Italia le questioni militari sono avvolte dall’impenetrabile coltre di almeno 9 accordi internazionali Italia-USA su cui è posto il sigillo del Segreto di Stato. Tutto avviene sopra la testa e l’incolumità dei Cittadini; ci si occupa soprattutto di soddisfare “il complesso militare-industriale” denunciato sin dal 1961 dal Presidente americano ed eroe della guerra al nazismo D. Eisenhower. Non è un caso che, in questi giorni, sia calato un poderoso “silenzio mediatico” su tutto l’affaire Vicenza: i Cittadini non devono sapere. Ora l’Amministrazione Bush vuole che Vicenza diventi uno strumento di prima importanza della folle strategia di “guerra infinita” ed “esportazione della Democrazia”. L’Italia, però, è un paese senza nemici e nessun Stato straniero minaccia i confini. L’articolo 11 della Costituzione sancisce il ripudio della guerra e l’Italia ha firmato il Trattato contro la proliferazione nucleare (1968). Il Governo Prodi-D’Alema-Parisi dimentica tutto questo e stoltamente segue le follie di Washington, condite di bugie e disinformazione (si veda al proposito il libro autobiografico di Tenet, ex capo della CIA, che svela le criminali menzogne con cui si fabbricarono le prove per attaccare l’Iraq). D’altro canto, come affermava profeticamente Eisenhower tutti noi Cittadini “... non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che alcun diritto sia dato per garantito.” IL PASSATO Site Pluto era al servizio della strategia di generali che prevedevano l’uso di armi atomiche nella nostra pianura Padana per ostacolare un ipotetico invasore: mine atomiche da porre su ponti e strade, proiettili d’artiglieria e missili, anch’essi atomici da sparare nel Triveneto. Si sapeva che le nostre frontiere orientali erano fragili e che avrebbero resistito pochi minuti. Si accettava perfino che il 92% dei nostri giovani soldati di leva, fanti ed alpini, fossero destinati alla morte anch’essi in poco tempo, solo per rallentare il nemico e dare il tempo di preparare le bombe atomiche. Si accettava di lanciare le bombe di Site Pluto sulle nostre case e sulla nostra terra. Il cinismo criminale del complesso militare-industriale non ha mai avuto dei limiti. Le bombe atomiche di Site Pluto erano tutte estremamente insicure. Il Senatore Ted Kennedy chiese che cosa bisognasse fare per portarle ad un “accettabile livello di sicurezza”. Gli esperti gli risposero che come minimo non andavano trasportate in aria. Questo non impedì agli USA di usare elicotteri quando le rimossero dalle gallerie (si veda al proposito la foto di un elicottero in volo presente nel sito www.sitepluto.com con la didascalia “Last flight out of “items” from Pluto, 1992” . Si noti il termine “items”, vale a dire “articoli” per definire quegli orribili strumenti di morte che sono le bombe atomiche). Nel 1992, Site Pluto chiuse per un paio d’anni, perché successe un incidente a qualche bomba atomica stivata in galleria con dispersione di materiale nucleare pericolosissimo. Si hanno le prove che per due giorni grandi betoniere fecero la spola cementando l’interno di una galleria. Le indagini delle autorità preposte alla salute pubblica furono limitate, superficiali ed approssimative. I vertici militari risposero che non “si ravvisa la necessità di un incontro chiarificatore”. Quel che ora noi vediamo sono le conseguenze catastrofiche sulla salute dei Cittadini, evidenziate da accurati studi scientifici (la tesi di Laurea di Roberta Toniolo e lo studio del Distretto Sud-Est). Essi riportano dati agghiaccianti sulla mortalità da tumore nell’ULSS N.6 nell’ampio periodo temporale tra il 1990 ed il 2003. Li riassumiamo: - La mortalità per leucemia e tumori linfatici (malattie strettamente legate alle radiazioni) nell’ULSS N.6 è di 21,9 casi ogni 100.000 abitanti. In Italia, nello stesso periodo, è di 4-5 ed in Veneto 4-6; - La mortalità per tumore nell’ULSS N.6 è 256-257 casi ogni 100.000 abitanti. In Italia è di 118-146 ed in Veneto di 123-165; - Si muore un po’ di più per tumore nei Distretti di Vicenza, Est e Sud-Est, un po’ meno nel Distretto Ovest. Ci chiediamo: è un caso la coincidenza con l’ubicazione dei siti militari USA?; - Tra il 1990 ed il 1999 a Longare si sono verificati 24,8 casi di decesso per tumore al fegato per ogni 100.000 abitanti e 30,2 per leucemia e tumori linfatici. Queste malattie sono dovute entrambe all’effetto delle radiazioni (il tumore al fegato, oltre che da infiammazioni croniche, anche da contatto con il plutonio, l’ingrediente delle bombe atomiche). IL PRESENTE ED IL FUTURO Realizzando lo studio “Site Pluto, ieri, oggi, domani” si è compreso che questa base è strettamente legata ed interconnessa con tutti i lavori che interessano le basi USA del territorio vicentino. Vicenza è considerata un “valore duraturo” dai responsabili militari USA. Da questa “Base Operativa Principale” possono partire spedizioni militari in Africa ed in Medio Oriente entro 36 ore. Il complesso militare-logistico è ideale: - una città occidentale sicura, finora ospitale e con buone infrastrutture in cui i soldati possano ritemprarsi prima e dopo le battaglie (Vicenza) con un ospedale psichiatrico per le cure dei reduci (si parlava di Montecchio Precalcino); - una grande base consolidata nel territorio da decenni (Ederle); - un aeroporto d’appoggio non grande ma in area urbana (Dal Molin); - un quartiere dormitorio a pochi minuti dalla Ederle (Quinto Vicentino); - un deposito sotterraneo immenso protetto da strati di roccia e cemento in cui stoccare armi e veleni, con un centro di intelligence che resisterebbe anche ad un attacco atomico (Longare-Tormeno); - un’area per esercitazioni ed addestramento delle truppe tranquilla ed adiacente alla base in cui sparare senza vincoli, sperimentando nuove armi (S. Rocco di Longare); - un aeroporto di grandi dimensioni dotato di armi nucleari a poca distanza, vero trampolino di lancio per ogni azione della 173 Airborne (Aviano); - un secondo aeroporto anch’esso dotato di armi nucleari a poca distanza (Ghedi-Torre); - il tutto sotto la coperta protettiva di un segreto militare impenetrabile. Da circa 7 mesi si assiste ad una profonda ristrutturazione di Site Pluto, Fontega-Tormeno e San Rocco-Santa Tecla che va di pari passo con il progetto Dal Molin, l’ampliamento della Caserma Ederle ed il prospettato villaggio residenziale di Quinto. E’ una strategia che vuole trasformare Vicenza in una città che esporta morte e distruzione in lontane contrade del nostro pianeta, seguendo il folle progetto della guerra infinita e dell’esportazione della democrazia. Il 28 febbraio 2007 il Senatore a vita Francesco Cossiga, ex-Presidente della Repubblica (quindi, teoricamente, difensore della Costituzione della Repubblica) e per sua stessa definizione “guerrafondaio”, ha avuto la bontà di informarci dell’esistenza del piano “Punta di Diamante” che prevede l’utilizzo della 173 Brigata Airborne americana come “strumento del piano di dissuasione e di ritorsione anche nucleare”. Negli ultimi anni, la NATO ha mutato la sua destinazione originaria di patto difensivo per divenire strumento di offesa. Questa “mutazione genetica” sta generando numerosi imbarazzi al trio Prodi-D’Alema-Parisi in Afghanistan, luogo in cui l’Italia sta combattendo una guerra vera. Sul campo si combatte, mentre le più alte cariche dello Stato (in prima fila il Presidente Napolitano) straparlano di “guerra umanitaria” (due parole opposte ed inconciliabili) e di guerra intrapresa nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. La realtà è molto più oscena e volgare. Il Governo Prodi si è affrettato a soddisfare gli appetiti del complesso militare-industriale italiano, che fattura la colossale cifra di 10 miliardi di Euro all’anno ed esporta la morte in ogni parte del mondo. Al pio Prodi non ha fatto certo velo la lettura del Vangelo quando ha aumentato del 13% gli stanziamenti per armamenti o quando ha dato, da un paese estero e senza aspettare nemmeno di tornare a casa, l’ O.K. all’Ambasciatore USA per il Dal Molin, trampolino di lancio per ogni futura distruzione. In questo contesto è inserito Site Pluto (o Comm Site, seguendo l’attuale denominazione), centro nevralgico di telecomunicazioni e stoccaggio d’armi e veleni. Contro questo disegno che non ci appartiene combattiamo, con la forza di un movimento non-violento e la determinazione della ragione. Noi oggi raccogliamo l’eredità del gruppo “Presenza Longare” che da 20 anni ogni domenica alle 10.00 percuote, con il silenzio e la forza morale della Pace e della Dignità, la prepotenza incivile e barbara dei distributori di morte che stanno oltre i fili spinati, le recinzioni ed i minacciosi cartelli di Site Pluto. Con “Presenza Longare” camminiamo insieme per aprire la strada ad un mondo più giusto, libero dalla paura e dall’ignoranza.

martedì 23 aprile 2013

IL MONITORE

Tratto dal blog Open Mind Sottotitolo: il Monitore era una speciale nave corazzata, adatta ad azioni nei fiumi o contro costa, ma assolutamente inadatta per velocità e qualità nautiche come unità di squadra [da wikipedia]. Il molto intelligente sindaco di Torino Piero Fassino, quello più lungimirante che magro e viceversa, ha affermato – restando serio – che la candidatura di Rodotà era irricevibile perché marchiata dal punto G, che non è quel luogo ricercato dalla notte dei tempi nel quale risiederebbe l’apice del piacere femminile ma la G di Grillo. Mentre tutti sanno che la proposta di Marino, uno dei realizzatori della bicamerale superaccessoriata concessa a berlusconi quale garanzia sempiterna di una legittimazione politica che non gli sarebbe spettata per legge era, e come no, scevra da qualsiasi condizionamento e interesse. Per non parlare di quanto lo sia stata la ri_proposta di Napolitano che ha il vantaggio di non dover nemmeno dimostrare quali sono gli interessi che gli sono sempre stati e gli stanno molto a cuore. Il PD, dopo aver legittimato un governo abusivo e aver contribuito allo sfascio sociale votando tutte le leggi Monti – Fornero e compagnia devastante ha posto la questione di principio, un principio che vale meno di un cazzo ma che loro hanno considerato tale al punto di non permettere che questo paese avesse un presidente degno quanto Pertini, sulla candidatura di un galantuomo come Rodotà. Anche questa è una cosa da NON dimenticare, mai. - Se non si può dire che è un golpe, un colpo di stato, si può almeno dire che è una schifosissima congiura di palazzo? sì che si può dire. Purtroppo il professor Rodotà è stato costretto a non sbilanciarsi dal suo ruolo di costituzionalista, da conoscitore rispettoso della Carta qual è non poteva dire che quello che è accaduto ieri si chiama furto di democrazia, in parole povere che qualcuno, per gli interessi di qualcun altro ha svenduto per l’ennesima volta la possibilità di un rilancio di questo paese, di un riscatto morale e civile, io però sì, lo posso dire. E’ nel mio diritto dirlo, eccome. E penso che più di qualcuno dovrebbe fare un passo indietro, ma anche due o tre, quelli ad esempio che hanno accusato di essere antidemocratici, antistato, sovversivi ed eversivi, persone che non hanno a cuore le sorti del paese quei cittadini che alle recenti elezioni hanno rivolto il loro sguardo altrove preferendo un movimento di popolo ai cosiddetti partiti tradizionali, quelli che in questi giorni hanno offerto a noi italiani e al mondo uno spettacolo indegno. Che hanno barattato la loro dignità che forse ancora si poteva salvare con quella di una persona a cui la dignità non interessa né è mai interessata. E forse meriterebbe le scuse anche Franco Battiato, cacciato con disonore per aver detto una parola forte, ma che però rende perfettamente l’idea, da chi ieri si sbellicava dalle risate ascoltando le battute dell’abusivo impunito. Ormai non è più un discorso di destra e sinistra, di persone, di idee, stando così le cose è la politica tutta ad aver perso anche l’ultimo residuo di importanza, significato e valore. Perché quando la politica tutta rinuncia al suo ruolo in funzione degli interessi di qualcuno, e lo fa in modo così vistoso, sfacciato, arrogante, quando, sempre per motivi di interesse perlopiù occulto si lega non alle sorti di quel popolo che sceglie, o perlomeno crede di farlo, i suoi rappresentanti per mezzo di una legge truffa ma a quelle di un partito, di una persona, vuol dire che la politica sta dicendo a quel popolo che non le interessa più il suo bene ma la sua priorità è tutelare solo ed esclusivamente gli interessi e le sorti di qualcuno. Che, per una strana ironia del destino è sempre lo stesso qualcuno. E, finché non ci sarà una legge che permetterà ai cittadini di scegliersi i propri candidati/referenti politici per nome e cognome su una scheda elettorale e non, invece, con questa che li costringe a farlo per mezzo di una croce su un simbolo che poi rimanda ai nomi e cognomi che scelgono le segreterie di partito, nessuno, NESSUNO, dovrebbe permettersi di dire che quel che avviene in parlamento, alla camera e al senato [di nuovo minuscoli per festeggiare il lieto evento] è il risultato democratico di una volontà popolare. Io non c’entro nulla con quelli che hanno rimandato Napolitano al Quirinale.

TUTTA COLPA DEL WEB

Tratto dal Blog di Pippo Civati “Care e-lettrici e cari e-lettori, il Pd ha deciso: è tutta colpa vostra. Dei vostri tweet e dei vostri commenti. Siete il «popolo della rete», quello che fa sbagliare (!) i parlamentari con le sue indicazioni. Non ci interessa sapere se abbiate una vita o un lavoro (o non l’abbiate). Ci interessa solo poter dire che i vostri tweet (e anche gli sms) sono eversivi. Non è un problema di età: il gruppo dirigente del Pd la pensa così. Lo pensa Speranza, lo pensa Bersani, lo pensa il segretario regionale della Lombardia, lo pensano gli altri leader. Lo pensa anche Renzi, a suo modo (dice elegantemente: «a ogni cinguettio, c’è qualcuno che se la fa addosso»).” - Insomma gli eversivi siamo noi, con i nostri post, stati e cinguettii, mica chi viola la Costituzione al ritmo del suo respiro, e lo fa non da cittadino comune che eventualmente da un computer può scrivere anche scemenze che però non danneggiano in modo irreversibile nessuno, tanto meno possono deviare e modificare le sorti di un paese, ma da persone che hanno la responsabilità di uno stato e nelle cosiddette sedi istituzionali. Penso che un bel po’ di gente dovrebbe baciare la terra dove camminano i creatori della Rete e dei suoi servizi utilizzati da tante persone che hanno almeno questi canali per sfogare le loro tensioni, confrontarsi ogni giorno con altra gente, invece di andare a prendersela fisicamente coi responsabili delle tensioni. Se davvero twitter e facebook avessero la potenzialità di “dettare l’agenda”, l’Italia sarebbe il paese più bello del mondo. Il più invidiato politicamente. E’ lì che passano le idee migliori, non certo nelle redazioni di certi quotidiani e nemmeno in molti studi televisivi. Se ne facciano una ragione, i lorsignori, in Rete c’è gente che ragiona con la sua testa, non ha interessi da difendere né patrimoni da tutelare, che ogni giorno con costanza e pazienza si mette a disposizione cedendo, gratis, un po’ del suo sapere, della sua capacità di guardare, analizzare e criticare i fatti, in grado di fare delle proposte molto più serie di quelle che si sviluppano negli ambienti preposti. Ad esempio in parlamento. Ecco perché l’elefantiaco li vorrebbe chiudere, come in Cina. Quelli che twittano e feisbùccano, poi vanno anche a votare. Sarebbe il caso di piantarla con questa incommensurabile scemenza secondo cui noi che frequentiamo i social network apparteniamo ad una razza diversa, magari antropologicamente, come direbbe il delinquente zippato. Se c’è qualcuno che abusa del suo ruolo, di parole, azioni, sono proprio i politici e certi – molti – giornalisti: quelli che generalmente difendono e appoggiano il potente prepotente di turno e, nello specifico, da quasi vent’anni servono un unico padrone, silvio berlusconi che oltre ad essere il leader abusivo, un impostore, di un partito azienda è casualmente anche il proprietario dell’ottanta per cento dei mezzi di comunicazione di questo paese. Ed è proprio questo il motivo per cui la legge gli avrebbe impedito di svolgere l’attività politica, ma si sa, in questo paese la legge per i nemici si applica e per gli amici s’interpreta. Il vero problema, per il potere e per un certo giornalismo è sapere che dei comuni cittadini li possano smentire e ridicolizzare in qualsiasi momento e a proposito della qualunque. Noi che facciamo blog, abbiamo i nostri account nei social network non traiamo nessun profitto dalla nostra attività, scriviamo per il gusto di farlo e perché pensiamo che sarebbe sciocco non valorizzare uno strumento di fondamentale importanza come la Rete non sfruttandolo per un fine utile. E il fatto che normali cittadini mettano il loro sapere, la loro creatività al servizio degli altri gratuitamente, per passione e non per denaro, dovrebbe essere un valore aggiunto in una democrazia, non un pericolo da contrastare con ogni mezzo, non dovrebbe spaventare un giornalista, perché sa che la sua professionalitá non viene messa in discussione se non nasconde niente all’opinione pubblica e nemmeno il politico che, al contrario, dal sentire della gente dovrebbe trarre un vantaggio, un insegnamento, un aiuto per poi agire correttamente come il ruolo gl’impone.

martedì 16 aprile 2013

CONDIVISIONE UN CAZZO

Tratto dal blog Open Mind Io coi mafiosi, i delinquenti, i ladri e i corrotti non ho e non voglio avere niente da spartire, e come me c’è un mucchio di altra gente che non si merita di dover condividere niente coi mafiosi, i corrotti, i ladri e i delinquenti, figuriamoci una cosa importante come il massimo rappresentante dello stato. Perché nei paesi normali non sono i mafiosi, i ladri, i corrotti e i delinquenti a contribuire alla scelta del capo dello stato, e nemmeno gli si dà la possibilità di poterlo pretendere sotto forma di ricatto come invece succede in Italia. Ha ragione Gino Strada, è proprio la balla della condivisione che, alla fine rende tutti uguali. Ma una persona onesta non può mai essere uguale a chi non lo è, e, se i lorsignori democratici tanto per dire piuttosto che per fare permettono, l’onesto merita altre tutele e altre garanzie rispetto al delinquente. Mentre qui da noi succede esattamente il contrario.

I TERRORISTI

Il popolo è un bambino – Ascanio Celestini Il popolo è un bambino. Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità sennò quello ti mette in difficoltà. Per esempio io c’ho un figlio, si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe. Mi ha detto “papà cosa sono i terroristi?” lo gli ho voluto dire la verità, gli ho detto: “Ti ricordi quando eri bambino? A Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale. Tu eri un bambino intelligente o non ci hai creduto. Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l’albero e la mattina appresso quando li hai visti hai incominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c’è il regalo significava che c’è anche il barbone che lo porta con le slitte, con le renne. E invece ero sempre io. E i terroristi sono la stessa cosa. Qualcuno ti dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi. Poi scoppia ‘na bomba, crollano un paio di grattacieli e tutti pensano che se c’è l’attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l’hanno fatto… ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare le bombe e poi dà la colpa ai terroristi” . E mio figlio mi fa: “l’amico mio Pancotti Maurizio – ché Robertino frequenta un bambino ciccione che è insopportabile e secondo me è pure un po’ deficiente – m’ha detto: “­Pancotti Maurizio dice che questa cosa si chiama strategia della tensione!” Allora io gli ho risposto “l’amico tuo Pancotti Maurizio è comunista! E lo sai perché è così ciccione? “Perché i comunisti si mangiano i bambini. Stai attento quando vai a fare la merenda da lui perché ti si mangia!” E mio figlio Robertino ha cominciato a tremare. Per una settimana non è più uscito di casa. Gli ho fatto fare tutto quello che volevo, gli dicevo “lava la macchina! Metti a posto la stanzetta! Portami le ciabatte!” lui mi ubbidiva come un cagnolino. Perché si governa con la paura. E il popolo è uguale. Il popolo è un bambino. Se vuoi che non si perda nel bosco gli devi dire che c’è il lupo cattivo, l’uomo nero! I terroristi, l’arabi col barbone, i pirati della Malesia. Ogni tanto insomma bisogna cambiare, fare la rotazione. Il diavolo, gli zombie, il mostro di Loch Ness, il bocio, i marziani, i fantasmi. Il popolo è un bambino. Se gli metti paura ti porta le ciabatte, ti lava la macchina. Il popolo è un bambino. Se gli metti paura ti ubbidisce subito.