venerdì 28 ottobre 2011

Basta! ai privilegi della casta

Lottiamo per dimezzare il numero dei parlamentari, ridurre del 40% la loro indennità, eliminare l'indennità dei consiglieri regionali.

"BASTA SPRECHI - Movimento per la riduzione della spesa e dei privilegi" è un movimento politico apartitico nato da un'idea di Nicola Todeschini per nulla originale: ridurre gli sprechi di denaro pubblico, ed in particolare quelli che costituiscono evidenti privilegi della olitico apartitico nato da un'idea di Nicola Todeschini per nulla originale: ridurre gli sprechi di denaro pubblico, ed in particolare quelli che costituiscono evidenti privilegi della casta ed alimentano scopi clientelari; originale è invece la condizione, da lui posta, a fondamento del movimento: ottenuti gli obiettivi che verranno nel dettaglio condivisi, il movimento si scioglierà. Lo scopo non è infatti quello di creare l'ennesima figurina politica, utile a strappare voti a destra e a sinistra al solo scopo di offrire visibilità a chi non ne ha, ma ottenere un obiettivo per raggiungere quale tutte le forze debbono essere concentrate in un'unica direzione, senza distrazioni e nella ferma convinzione che esaurito l'obiettivo ciascuno tornerà a fare quello che faceva prima. Chi aderisce a questo gruppo dichiara di condividere tali ideali ed il suo contributo verrà preso seriamente in considerazione







Il cappio al collo


Tratto dal sito "Medioevo sociale"

Il cappio al collo


L'Europa ha accettato il documento dell'Italia sugli impegni che erano stati dettati dalla BCE per il risanamento e lo sviluppo. Berlusconi ritorna da Bruxelles con un successo per il suo governo e con il viatico a governare per i prossimi mesi per tradurre gli impegni assunti in provvedimenti concreti. Sarà possibile licenziare lavoratori a tempo indeterminato che è l'obiettivo che il padronato e la destra italiana si propongono inutilmente di raggiungere da molti anni. L'art.18 viene finalmente espugnato con l'intervento pesante e decisivo della Unione Europea. Ma la lettera contiene altre cose di primaria importanza come l'innalzamento dell'età pensionale e la mobilità del personale della pubblica amministrazione e la dismissione del patrimonio pubblico e le privatizzazioni. Inoltre cancella il referendum sull'acqua ed invita l'Italia a mettere sul mercato i servizi locali. Naturalmente la "letterina" come è stata definita con un assurdo sfottò dall'opposizione italiana non contiene niente che possa riguardare i patrimoni e l'evasione fiscale. Eppure da una tassa patrimoniale si potrebbero ricavare subito 200 miliardi di euro. Il taglio delle misure è rigorosamente classista, risparmia i ceti benestanti e l'oligarchia politica, risparmia le diecine di migliaia di consigli di amministrazione inutili e costosi costituiti dalle amministrazioni pubbliche per corrispondere stipendi alla pletora di individui della parapolitica. La decisione europea di ieri sulle proposte italiane ma suggerite dalla BCE è il punto più alto della lotta di classe contro i lavoratori italiani che si sia mai toccato. Tutte le misure proposte riducono o tolgono diritti e sono inutili o ininfluenti per la crescita. I licenziamenti facili serviranno a facilitare gli investimenti industriali? L'accettazione della lettera del governo Berlusconi è la prova della malafede e della strumentalità di una crisi sulla quale si è fatto molto terrorismo. Le misure suggerite ed approvate riguardano soltanto la cancellazione di diritti che la ossessiva ideologia liberista contagiata dai nocons ha imposto a quella che una volta fu la civile Europa. Si può dire che la loro realizzazione peggiorerà la crisi e renderà ancora più grave malata e debole la condizione dell'Italia. I mercati e le istituzioni internazionali sono diventati strumenti per cancellare quasi due secoli di lotte e di conquiste dei lavoratori. Si ritorna ai primordi di una società senza regole e senza diritti.

L'opposizione italiana che aveva accolto con frizzi e lazzi il documento del governo ora ha le mani nella tagliola. Dovrà approvare le misure su pressione del governo e del Presidente della Repubblica. Dovrà dire si a tutte le scelte fatte dalla destra italiana. Se dirà di no o farà resistenza sarà in contraddizione con se stessa. Si assumerà la responsabilità di fare fallire la "salvezza" dell'Italia. Neppure i sindacati confederali hanno le carte in regola. Faranno lo sciopero generale dopo avere lasciato maturare senza sostanzialmente ostacolare le scelte del governo. Sciopero scontato come un rito stanco ed ipocrita. Bisognerà che qualcuno proponga all'Italia una prospettiva diversa. L'Europa è diventata una trappola. La Costituzione italiana non conta più niente e dobbiamo ubbidire senza discutere. Siamo dentro un ordinamento autoritario. Meglio cominciare a pensare ad un altro modo di stare al mondo, ad una Italia che si affranchi dalle pesanti catene dei trattati europei.

Pietro Ancona