martedì 11 novembre 2008

Bell'esempio


E poi vengono a farci prediche e sermoni, anche se ne combinano di tutti i colori e quello che fanno è meglio che non si sappia in giro, tanto vengono ricompensati con presidenze ed incarichi di rappresentanza, quando non fanno di peggio, finchè continuiamo su questa strada e con questi personaggi non potremo pretendere nulla di meglio di ciò che ci siamo sempre beccati finora: peste e corna.

MILANO - Diciassette conti congelati, da "porre in collegamento con le dichiarazioni rese da Marcegaglia Antonio". È il Ministero pubblico della Confederazione elvetica, con una missiva spedita la scorsa settimana all'ufficio del procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, a rialzare il sipario sui conti esteri della famiglia Marcegaglia. Una parte dei quali - quattro per la precisione - erano già stati scandagliati durante l'inchiesta Enipower, una storia di tangenti pagate per accaparrarsi commesse milionarie e che ha visto tra i numerosi protagonisti anche il rampollo della famiglia industriale mantovana. A marzo 2008 il figlio del fondatore del colosso dell'acciaio ha patteggiato una pena (sospesa) di 11 mesi per corruzione. E ha pagato oltre 6 milioni di euro. Gli inquirenti svizzeri vogliono ora capire cosa fare di quei rapporti bancari, conti da paperoni intestati anche a Steno ed Emma Marcegaglia - presidente di Confindustria - gestiti da Antonio, e finiti nel frattempo sotto la lente dell'Agenzia delle Entrate di Mantova per verificare eventuali reati fiscali. Ma di che conti si tratta? Per una decina d'anni, tra il 1994 e il 2004, il gruppo Marcegaglia era riuscito a interporre negli acquisti di materie prime e di macchinari alcune società offshore, in modo da creare fondi neri da depositare su conti esteri. Il meccanismo, noto a tutta la famiglia, era semplice: la Marcegaglia Spa non comprava direttamente l'acciaio, ma lo rilevava da alcune società di trading incaricate di riversare i margini di guadagno su appositi conti cifrati.

Dalle banche a Telecom, da Mediaset al Corriere, da Repubblica all’Eni. Sono innumerevoli i confilitti di interesse di Emma Marcegaglia, da marzo presidente di Confindustria, che da settimane riesce, nonostatante le imbarazzati vicende giudiziare che hanno coinvolto il suo gruppo, a parlare di finanza etica. Ecco come.

Emma Marcegaglia è stata promossa presidente di Confindustria il 13 marzo. Da allora non smette mai di esortare gli imprenditori all’etica negli affari. Un po’ come a dire <>, che infatti può vantare ottimi etici della finanza, a cominciare daAntonio Marcegaglia, suo fratello, il più insigne imprenditore morale del gruppo, che il 29 marzo di quest’anno ha patteggiatouna pena pecuniaria di 500mila euro per la tangente di 1 milione 158mila euro data nel 2003 al manager Enipower, Lorenzo Marzocchi, per un appalto di caldaie da 127 milioni. Antonio è il degno successore di Steno, padre di Emma, che nel 2006 è statocondannato in primo grado ha 4 anni di reclusione per bancarotta preferenziale nella vicenda del crack di Italcase. Effettivamente la moralità della famiglia Marcegaglia, per quanto non appaia proprio cristallina, non dovrebbe destare molto interesse nel mondo bisunto della finanza italiana. Emma, allora, per non lasciare dubbi su come si faccia etica negli affari, si trasforma in un ottima amica di Berlusconi, dal cui braccio si lascia cingere nelle riunioni di Confidustria come se fosse una Carfagna o una Brambilla qualunque. In effetti con Berlusconi la nostra Emma ha molto in comune, soprattutto i conflitti di interesse. In questo settore è una vera esperta.

Tanto per iniziare, come presidente di Confindustria dovrebbe tutelare gli interessi delle imprese nei confronti delle banche, soprattutto in questo periodo di crisi. Poco importa, allora, se ne controlla in modo diretto una, la Banca Popolare Società Cooperativa, e, indirettamente, almeno cinque: Banca Italease, Credito Bergamasco, Banca Popolare di Sondrio, Unicredit (e quindi Mediobanca) e, per finire, controlla indirettamente anche l’Unione di Banche Italiane (UBI, il quarto gruppo bancario italiano). Ecco, solo questa rete di collegamenti implica almeno due conflitti di interesse. Uno lo abbiamo già visto, quello tra presidenza di Confindustria e banche. Il secondo (che però ne raggruppa tanti insieme) è quello fra banche, che si suppone siano in concorrenza fra loro.

Andiamo avanti. Un presidente di Confidustria dovrebbe impegnarsi a tutelare la libera concorrenza fra imprese, che già di suo non è opera facile. Se però ci aggiungi anche che la Marcegaglia condivide un consigliere della sua Italcementi, Carlo Secchi, con Mediaset, allora la cosa diventa molto meno credibile.

Abbiamo capito, allora, perché Mediaset non dà queste notizie, ma i quotidiani? Il guaio è che la Marcegaglia c’entra pure là. Infatti controlla indirettamente sia il Gruppo Editoriale l’Espresso, editore, fra l’atro, anche di Repubblica, sia il Corriere tramite Rcs, il principale gruppo editoriale italiano (che dovrebbe, credo, essere in concorrenza con l’editore di Repubblica).

Insomma, facciamo presto a pubblicare le informazioni sulla rete, prima che la Marcegaglia raggiunga anche noi con i suoi lunghi tentacoli.



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