martedì 23 aprile 2013

IL MONITORE

Tratto dal blog Open Mind Sottotitolo: il Monitore era una speciale nave corazzata, adatta ad azioni nei fiumi o contro costa, ma assolutamente inadatta per velocità e qualità nautiche come unità di squadra [da wikipedia]. Il molto intelligente sindaco di Torino Piero Fassino, quello più lungimirante che magro e viceversa, ha affermato – restando serio – che la candidatura di Rodotà era irricevibile perché marchiata dal punto G, che non è quel luogo ricercato dalla notte dei tempi nel quale risiederebbe l’apice del piacere femminile ma la G di Grillo. Mentre tutti sanno che la proposta di Marino, uno dei realizzatori della bicamerale superaccessoriata concessa a berlusconi quale garanzia sempiterna di una legittimazione politica che non gli sarebbe spettata per legge era, e come no, scevra da qualsiasi condizionamento e interesse. Per non parlare di quanto lo sia stata la ri_proposta di Napolitano che ha il vantaggio di non dover nemmeno dimostrare quali sono gli interessi che gli sono sempre stati e gli stanno molto a cuore. Il PD, dopo aver legittimato un governo abusivo e aver contribuito allo sfascio sociale votando tutte le leggi Monti – Fornero e compagnia devastante ha posto la questione di principio, un principio che vale meno di un cazzo ma che loro hanno considerato tale al punto di non permettere che questo paese avesse un presidente degno quanto Pertini, sulla candidatura di un galantuomo come Rodotà. Anche questa è una cosa da NON dimenticare, mai. - Se non si può dire che è un golpe, un colpo di stato, si può almeno dire che è una schifosissima congiura di palazzo? sì che si può dire. Purtroppo il professor Rodotà è stato costretto a non sbilanciarsi dal suo ruolo di costituzionalista, da conoscitore rispettoso della Carta qual è non poteva dire che quello che è accaduto ieri si chiama furto di democrazia, in parole povere che qualcuno, per gli interessi di qualcun altro ha svenduto per l’ennesima volta la possibilità di un rilancio di questo paese, di un riscatto morale e civile, io però sì, lo posso dire. E’ nel mio diritto dirlo, eccome. E penso che più di qualcuno dovrebbe fare un passo indietro, ma anche due o tre, quelli ad esempio che hanno accusato di essere antidemocratici, antistato, sovversivi ed eversivi, persone che non hanno a cuore le sorti del paese quei cittadini che alle recenti elezioni hanno rivolto il loro sguardo altrove preferendo un movimento di popolo ai cosiddetti partiti tradizionali, quelli che in questi giorni hanno offerto a noi italiani e al mondo uno spettacolo indegno. Che hanno barattato la loro dignità che forse ancora si poteva salvare con quella di una persona a cui la dignità non interessa né è mai interessata. E forse meriterebbe le scuse anche Franco Battiato, cacciato con disonore per aver detto una parola forte, ma che però rende perfettamente l’idea, da chi ieri si sbellicava dalle risate ascoltando le battute dell’abusivo impunito. Ormai non è più un discorso di destra e sinistra, di persone, di idee, stando così le cose è la politica tutta ad aver perso anche l’ultimo residuo di importanza, significato e valore. Perché quando la politica tutta rinuncia al suo ruolo in funzione degli interessi di qualcuno, e lo fa in modo così vistoso, sfacciato, arrogante, quando, sempre per motivi di interesse perlopiù occulto si lega non alle sorti di quel popolo che sceglie, o perlomeno crede di farlo, i suoi rappresentanti per mezzo di una legge truffa ma a quelle di un partito, di una persona, vuol dire che la politica sta dicendo a quel popolo che non le interessa più il suo bene ma la sua priorità è tutelare solo ed esclusivamente gli interessi e le sorti di qualcuno. Che, per una strana ironia del destino è sempre lo stesso qualcuno. E, finché non ci sarà una legge che permetterà ai cittadini di scegliersi i propri candidati/referenti politici per nome e cognome su una scheda elettorale e non, invece, con questa che li costringe a farlo per mezzo di una croce su un simbolo che poi rimanda ai nomi e cognomi che scelgono le segreterie di partito, nessuno, NESSUNO, dovrebbe permettersi di dire che quel che avviene in parlamento, alla camera e al senato [di nuovo minuscoli per festeggiare il lieto evento] è il risultato democratico di una volontà popolare. Io non c’entro nulla con quelli che hanno rimandato Napolitano al Quirinale.

TUTTA COLPA DEL WEB

Tratto dal Blog di Pippo Civati “Care e-lettrici e cari e-lettori, il Pd ha deciso: è tutta colpa vostra. Dei vostri tweet e dei vostri commenti. Siete il «popolo della rete», quello che fa sbagliare (!) i parlamentari con le sue indicazioni. Non ci interessa sapere se abbiate una vita o un lavoro (o non l’abbiate). Ci interessa solo poter dire che i vostri tweet (e anche gli sms) sono eversivi. Non è un problema di età: il gruppo dirigente del Pd la pensa così. Lo pensa Speranza, lo pensa Bersani, lo pensa il segretario regionale della Lombardia, lo pensano gli altri leader. Lo pensa anche Renzi, a suo modo (dice elegantemente: «a ogni cinguettio, c’è qualcuno che se la fa addosso»).” - Insomma gli eversivi siamo noi, con i nostri post, stati e cinguettii, mica chi viola la Costituzione al ritmo del suo respiro, e lo fa non da cittadino comune che eventualmente da un computer può scrivere anche scemenze che però non danneggiano in modo irreversibile nessuno, tanto meno possono deviare e modificare le sorti di un paese, ma da persone che hanno la responsabilità di uno stato e nelle cosiddette sedi istituzionali. Penso che un bel po’ di gente dovrebbe baciare la terra dove camminano i creatori della Rete e dei suoi servizi utilizzati da tante persone che hanno almeno questi canali per sfogare le loro tensioni, confrontarsi ogni giorno con altra gente, invece di andare a prendersela fisicamente coi responsabili delle tensioni. Se davvero twitter e facebook avessero la potenzialità di “dettare l’agenda”, l’Italia sarebbe il paese più bello del mondo. Il più invidiato politicamente. E’ lì che passano le idee migliori, non certo nelle redazioni di certi quotidiani e nemmeno in molti studi televisivi. Se ne facciano una ragione, i lorsignori, in Rete c’è gente che ragiona con la sua testa, non ha interessi da difendere né patrimoni da tutelare, che ogni giorno con costanza e pazienza si mette a disposizione cedendo, gratis, un po’ del suo sapere, della sua capacità di guardare, analizzare e criticare i fatti, in grado di fare delle proposte molto più serie di quelle che si sviluppano negli ambienti preposti. Ad esempio in parlamento. Ecco perché l’elefantiaco li vorrebbe chiudere, come in Cina. Quelli che twittano e feisbùccano, poi vanno anche a votare. Sarebbe il caso di piantarla con questa incommensurabile scemenza secondo cui noi che frequentiamo i social network apparteniamo ad una razza diversa, magari antropologicamente, come direbbe il delinquente zippato. Se c’è qualcuno che abusa del suo ruolo, di parole, azioni, sono proprio i politici e certi – molti – giornalisti: quelli che generalmente difendono e appoggiano il potente prepotente di turno e, nello specifico, da quasi vent’anni servono un unico padrone, silvio berlusconi che oltre ad essere il leader abusivo, un impostore, di un partito azienda è casualmente anche il proprietario dell’ottanta per cento dei mezzi di comunicazione di questo paese. Ed è proprio questo il motivo per cui la legge gli avrebbe impedito di svolgere l’attività politica, ma si sa, in questo paese la legge per i nemici si applica e per gli amici s’interpreta. Il vero problema, per il potere e per un certo giornalismo è sapere che dei comuni cittadini li possano smentire e ridicolizzare in qualsiasi momento e a proposito della qualunque. Noi che facciamo blog, abbiamo i nostri account nei social network non traiamo nessun profitto dalla nostra attività, scriviamo per il gusto di farlo e perché pensiamo che sarebbe sciocco non valorizzare uno strumento di fondamentale importanza come la Rete non sfruttandolo per un fine utile. E il fatto che normali cittadini mettano il loro sapere, la loro creatività al servizio degli altri gratuitamente, per passione e non per denaro, dovrebbe essere un valore aggiunto in una democrazia, non un pericolo da contrastare con ogni mezzo, non dovrebbe spaventare un giornalista, perché sa che la sua professionalitá non viene messa in discussione se non nasconde niente all’opinione pubblica e nemmeno il politico che, al contrario, dal sentire della gente dovrebbe trarre un vantaggio, un insegnamento, un aiuto per poi agire correttamente come il ruolo gl’impone.

martedì 16 aprile 2013

CONDIVISIONE UN CAZZO

Tratto dal blog Open Mind Io coi mafiosi, i delinquenti, i ladri e i corrotti non ho e non voglio avere niente da spartire, e come me c’è un mucchio di altra gente che non si merita di dover condividere niente coi mafiosi, i corrotti, i ladri e i delinquenti, figuriamoci una cosa importante come il massimo rappresentante dello stato. Perché nei paesi normali non sono i mafiosi, i ladri, i corrotti e i delinquenti a contribuire alla scelta del capo dello stato, e nemmeno gli si dà la possibilità di poterlo pretendere sotto forma di ricatto come invece succede in Italia. Ha ragione Gino Strada, è proprio la balla della condivisione che, alla fine rende tutti uguali. Ma una persona onesta non può mai essere uguale a chi non lo è, e, se i lorsignori democratici tanto per dire piuttosto che per fare permettono, l’onesto merita altre tutele e altre garanzie rispetto al delinquente. Mentre qui da noi succede esattamente il contrario.

I TERRORISTI

Il popolo è un bambino – Ascanio Celestini Il popolo è un bambino. Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità sennò quello ti mette in difficoltà. Per esempio io c’ho un figlio, si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe. Mi ha detto “papà cosa sono i terroristi?” lo gli ho voluto dire la verità, gli ho detto: “Ti ricordi quando eri bambino? A Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale. Tu eri un bambino intelligente o non ci hai creduto. Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l’albero e la mattina appresso quando li hai visti hai incominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c’è il regalo significava che c’è anche il barbone che lo porta con le slitte, con le renne. E invece ero sempre io. E i terroristi sono la stessa cosa. Qualcuno ti dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi. Poi scoppia ‘na bomba, crollano un paio di grattacieli e tutti pensano che se c’è l’attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l’hanno fatto… ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare le bombe e poi dà la colpa ai terroristi” . E mio figlio mi fa: “l’amico mio Pancotti Maurizio – ché Robertino frequenta un bambino ciccione che è insopportabile e secondo me è pure un po’ deficiente – m’ha detto: “­Pancotti Maurizio dice che questa cosa si chiama strategia della tensione!” Allora io gli ho risposto “l’amico tuo Pancotti Maurizio è comunista! E lo sai perché è così ciccione? “Perché i comunisti si mangiano i bambini. Stai attento quando vai a fare la merenda da lui perché ti si mangia!” E mio figlio Robertino ha cominciato a tremare. Per una settimana non è più uscito di casa. Gli ho fatto fare tutto quello che volevo, gli dicevo “lava la macchina! Metti a posto la stanzetta! Portami le ciabatte!” lui mi ubbidiva come un cagnolino. Perché si governa con la paura. E il popolo è uguale. Il popolo è un bambino. Se vuoi che non si perda nel bosco gli devi dire che c’è il lupo cattivo, l’uomo nero! I terroristi, l’arabi col barbone, i pirati della Malesia. Ogni tanto insomma bisogna cambiare, fare la rotazione. Il diavolo, gli zombie, il mostro di Loch Ness, il bocio, i marziani, i fantasmi. Il popolo è un bambino. Se gli metti paura ti porta le ciabatte, ti lava la macchina. Il popolo è un bambino. Se gli metti paura ti ubbidisce subito.

venerdì 5 aprile 2013

NOI

Noi, che le nostre mamme mica ci hanno visti con l'ecografia. - Noi, che a scuola ci andavamo da soli e da soli tornavamo. - Noi, che la scuola durava fino alla mezza e poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con papà). - Noi, che eravamo tutti buoni compagni di classe, ma se c’era qualche bullo, ci pensava il maestro a sistemarlo sul serio. - Noi, che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, mamma a casa te ne dava 2. - Noi, che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore. - Noi, che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta, tutti felici. - Noi, che avevamo le tute lucide acetate dell’Adidas che facevano fico, ma erano pure le uniche. - Noi, che la gita annuale era un evento speciale e nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti. - Noi, che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su internet. - Noi, che la vita di quartiere era piacevole e serena. - Noi, che andare al mare nei sedili posteriori della 850 di papà o nella 1100 di nonno era una passeggiata speciale e serbiamo ancora il ricordo di un bagno “pulito” a Rimini, Rapallo o all’Idroscalo - Noi, che non avevamo videogiochi, né registratori, né computer. Ma avevamo tanti amici lo stesso anche senza s. n. - Noi, che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci e i canali erano solo 2. - Noi, che andavamo a letto dopo Carosello. - Noi, che sapevamo che era pronta la cena perché c'era Happy Days e Fonzie. - Noi, che guardavamo allucinati il futuro con “Spazio 1999” . - Noi, che se la notte ti svegliavi e accendevi la TV vedevi solo il monoscopio Rai con le nuvole o le pecorelle di interruzione delle trasmissioni. - Noi, che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini'. - Noi, che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva. - Noi, che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più fico e che se anche andavi in strada non era così pericoloso. - Noi, che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella. - Noi, che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'. - Noi, che giocavamo a nomi-cose-animali-città. - Noi, che ci divertivamo anche facendo Strega-comanda-colori. - Noi, che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album Panini (celò, celò, celò, celò, celò, celò, mi manca!). - Noi, che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa, ma che a quelli degli altri suonavamo e poi scappavamo. - Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella per 100 £ire (= € 0,050!) e non andavamo dal dietologo per problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare. - Noi, che bevevamo acqua dalle fontanelle dei giardini, non dalla bottiglia PET della minerale ed un gelato costava 50 £ire (pari a € 0,025!). - Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic. - Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri vinile (non nell’Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato tuo figlio ti chiede cos'è. - Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney. - Noi, che non avevamo cellulari (c’erano le cabine SIP per telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai giardinetti. - Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. - Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli. - Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercurio cromo, e più era rosso più eri fico. - Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte. - Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o c’è un francese-un tedesco-un italiano. - Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto. - Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide. - Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta e mangiavamo solo i chicchi di zucchero sopra la glassa. - Noi, che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween. - Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars. - Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 £ire. - Noi, che si suonava la pianola Bontempi. - Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost , la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel a 6 ruote! - Noi, che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento'. - Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia. - Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando. - Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te lo ricordi?" e poi sentiamo un nodo in gola. - Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate e sorridiamo quando ce le ricordiamo. - Noi, che vivevamo negli anni di piombo, in mezzo ad inaudite violenze per lotte sociali e di classe. - Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: MSI, DC, PRI, PLI, PSI, PCI, e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi. - Noi, che trovammo lavoro tutti e subito. ......... Noi, che siamo stati tutte queste cose e tanto altro ancora. Questa è la nostra storia. Se appartieni a questa generazione, invia questo messaggio ai tuoi amici e conoscenti della tua stessa generazione ed anche a gente più giovane perché ricordino o sappiano com’era bella la nostra vita, prima…