Mondoroverso vuole essere un punto dove si vuole cercare di interpretare i fatti, dando spazio a temi e notizie messe in secondo piano se non omesse, senza per questo voler insegnare nulla, ma cercando solamente di dare spazio anche a ciò che volutamente viene nascosto e cercare quelle verità che molto spesso ci vengono negate.
mercoledì 14 dicembre 2011
PAURA E DISGUSTO A LAS VEGAS
HUNTER S.TOMPSON – PAURA E DISGUSTO A LAS VEGAS
Una divina commedia alla mescalina
Pubblicato nel 1971 sulla mitica rivista musicale "Rolling Stones", Paurra e disgusto a Las Vegas è un libro cult di un'intera generazione, quella che nei primi anni settanta si riconosceva nei miti del viaggio, della droga, della musica rock e della ribellione a una società basata sul consumo e sul conformismo. Racconta di un viaggio compiuto, nel 1971 ,da un giornalista sportivo accompagnato dal suo avvocato, a bordo di una vistosa Chevrolet rossa decappottabile. La meta è Las Vegas, la capitale del gioco d'azzardo e del più sfavillante e perverso conformismo americano, dove si tiene
la Mint 400, una famosa e sgangherata corsa di moto e Dune-Buggy. Lo scopo dichiarato è quello di "scovare il Sogno Americano". Fin dall'inizio il viaggio si rivela allucinante, irriverente, esilarante e disperato. I due eroi, sotto l'effetto di un miscuglio di droghe che non teme confronti, assistono a una trasformazione totale della realtà, che assume le più imprevedibili sfaccettature, da quelle psichedeliche, colorate, fantastiche del sogno, a quelle grottesche e tragiche dell'incubo e della disperazione. Romanzo di grande potenza narrativa, scritto con uno stile lucido e incalzante, sorretto da dialoghi strepitosi, disegna un magistrale quadro dell'America di quegli anni, l'America degli sconfitti, persi in un baratro che le droghe e i miti andati in frantumi non hanno potuto colmare. Il romanzo è accompagnato da una gustosa e imprevedibile "Piccola Enciclopedia Psichedelica", tra i cui autori spiccano nomi prestigiosi e inattesi come Alessandro Baricco, Cino Castaldo, Enrico ghezzi, Fernanda Pivano e molti altri.
Da questo romanzo il film di Terry Gilliam con Johnny Depp.
Qui sotto pubblico un estratto del capitolo Back Door Beauty, titolo alquanto equivoco e che darà luogo ad una scena esilarante al limite dell’assurdo, in linea con le vicende del tutto al di fuori delle regole che i due personaggi vivono quotidianamente con la noncuranza e la sfacciataggine tipica di quell’epoca, cioè dei primi anni 70, che io considero il periodo più rivoluzionario di tutto il XX° secolo.
Il mio avvocato stava ancora ridendo quando ripresi una marcia tranquilla, a fari spenti, in un polveroso groviglio di strade secondarie dietro al Desert Inn. "Cristo," disse. "Quegli okies si stavano incazzando. Il tipo sul sedile di dietro cercava di azzannarmi. Merda, aveva la bava alla bocca." Annuì severamente. "Avrei dovuto spruzzargli contro un po' del tuo gas lacrimogeno, al cazzone... un criminale psicopatico, in totale depressione: con questi non sai mai quando stanno davvero per scoppiare." .
Pilotai la Balena in una conversione che avrebbe dovuto portarci fuori dal dedalo - ma invece di sbandare la bastarda quasi cappottò.
"Santa merda!" protestò il mio avvocato. "Accendi quei cazzo di fari!" Si era abbarbicato al montante del parabrezza... e di colpo, ecco che faceva di nuovo lo sputabudella, sbrodolando roba su tutta la fiancata.
Evitai di rallentare finché fui sicuro che nessuno ci stesse seguendo,tantomeno quella Ford: quella gente era decisamente pericolosa, almeno fin tanto che non si fosse calmata un po'. Sarebbero andati a denunciare alla polizia il loro brutto incontro? Probabile di no. Era successo tutto troppo in fretta, e senza testimoni, e c'erano buone possibilità che non venissero creduti comunque. L'idea di due spacciatori di eroina che se ne andavano su e giù per lo Strip su una Cadillac bianca decappottabile a molestare forestieri al semaforo era assurda prima facie. Nemmeno Sonny Liston ha mai dato di fuori fino a quel punto.
Altra svolta secca, e di nuovo ci mancò un pelo che cappottassimo. La Coupe de Ville non è la vettura ideale per zigzagare ad alta velocità nella scacchiera dei quartieri residenziali. La manovra risultava molto fiacca... diversamente dallo Squalo Rosso, che in circostanze che richiedevano rapidi cambi di direzione con massima aderenza aveva risposto assai bene. La Balena invece di uscire via liscia al momento critico aveva la tendenza a piantarsi, il che spiegava la sgradevole sensazione. del: "Ci siamo, ora ci si ribalta."
Sulle prime pensai che fosse solo perché le gomme erano un po' sgonfie, così mi infilai nel distributore Texaco vicino al Flamingo e me le feci pompare tutte e quattro fino a 3 atmosfere e mezzo - cosa che allarmò non poco il benzinaio, finché non gli spiegai che le mie erano gomme "sperimentali".
Ma nemmeno 3 atmosfere e mezzo risolsero il problema delle curve a novanta 'gradi, perciò dopo un po' tornai e gli dissi che volevo pomparle fino a 5. Quello scosse la testa nervosamente. "Non io,"disse, porgendomi il tubo del compressore. "Tenga. Le gomme sono sue. Lo faccia lei."
"Che c'è che non va?" domandai. "Pensi 'che non sopportino 5 atmosfere?" .
Annuì, scansandosi bene mentre mi chinavo sull'anteriore sinistro. "Proprio così." disse. "Queste vanno a 2 atmosfere davanti e a 2 e .2,5 dietro. Cazzo, a 3 e mezzo è pericoloso, ma a 5 è davvero folle. Scoppieranno!"
Scossi la testa e continuai a gonfiare. "Te l'ho già detto," feci. "Questi pneumatici sono stati progettati ai laboratori Sandoz. Sono speciali. Potrei pomparli fino a 7 atmosfere." .
"Per l'amor di Dio!" gemette lui. "Che non le venga in mente di farIo qui."
"Non oggi," ribattei. "Voglio prima sperimentarle in curva a 5" Sogghignò. "Non riuscirà nemmeno, a cominciarla, la curva signore.
"Lo vedremo," dissi, spostandomi con il tubo sulle ruote posteriori.. In realtà ero nervoso. Le due davanti erano tirate come pelli di tamburo; quando ci avevo picchiato sopra con il becco del compressore mi erano sembrate di tek. Ma che cazzo vogliono? pensai. E anche se scoppiano? Non è roba di tutti i giorni poter condurre esperimenti estremi su una Cadillac vergine e sui suoi quattro pneumatici da 80 dollari nuovi di trinca. Per quel che ne sapevo io, dopo avrebbe potuto curvare come una Lotus Elan. E in caso contrario, potevo sempre tornare all'autonoleggio VIP e chiedere un' altra macchina... magari minacciando pure un'azione legale per il fatto che quattro gomme su quattro mi erano scoppiate d'improvviso mentre guidavo in mezzo al traffico. Chiedere una Eldorado, la prossima volta, con quattro Michelin Xs. E accreditare tutto sulla carta... sul conto dei Sto Louis Browns.
Quando finii di pompare, la Balena con la pressione dei pneumatici alterata aveva un aspetto eccellente. La carreggiata era un tantino ruvida; riuscivo a sentire ogni più minuscolo sassolino sull' autostrada, come se fossi sui pattini a rotelle in una cava di ghiaia... ma la macchina cominciò a curvare in un modo molto elegante, come se fosse una motocicletta a tutto fuoco sotto una pioggia fitta: una scivolatina e ZANG, sottosopra, a frullare nel paesaggio con la testa .tra le mani.
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Il mio avvocato non vomitava più, e non stava nemmeno male. Ordinò il caffè con l'autorità di un uomo abituato da sempre a essere servito in fretta. La cameriera aveva l'aria. di essere una ex mignotta piuttosto vecchia che alla fine aveva trovato il suo posto nella società. Era decisamente la padrona, lì, e ci guardò con ovvia disapprovazione quando ci sistemammo sui nostri sgabelli.Io non ci badavo granché. Il North Star Coffee Lounge sembrava un. rifugio abbastanza tranquillo per le nostre tempeste. Ci sono posti nel quali si entra - In quel tipo di situazione - e si capisce subito che sarà dura. Non è questione di dettagli: quel che si sa è che mentre ci si avvicina alla porta d'ingresso, nel cervello cominciano a ronzare brutali vibrazioni. Qualcosa di orrendo sta per succedere, e ci riguarderà. Ma nell'atmosfera del North Star non c'era nulla che facesse drizzare le orecchie. La cameriera era passivamente ostile, ma a questo io ero abituato. Era un gran donnone. Non grassa, ma grossa in ogni senso, con lunghe braccia nerborute e la mascella da rissaiolo. Una versione sfatta di Jane Russell, una gran testa di capelli neri, viso sfregiato di rossetto ed una quinta misura di zinne che doveva essere stata spettacolosa una ventina d'anni prima, quando lei avrebbe potuto essere un' ottima Mama per il capitolo di Berdoo di Hell's Angels... Ma ora era strizzata in un gigantesco reggipetto elastico rosa che traspariva come un bendaggio dal sottile rayon bianco della divisa. Forse era sposata con qualcuno, ma non ero in vena di fare' congetture. Tutto ciò che volevo da lei, quella notte, era una tazza di caffè nero e un hamburger da 29 centesimi, con cipolle e sottaceti. Niente seccature, niente chiacchiere,solo un posto dove riposarmi e radunare le forze. Non avevo nemmeno fame.
Il mio avvocato. non aveva giornali né ,niente su cui concentrare la propria attenzione. Cosi la fissò sulla cameriera, per noia. Lei stava prendendo le ordinazioni come un robot quando lui perforò la sua scorza con la richiesta di "due bicchieri di acqua ghiacciata - con ghiaccio" .
Il mio avvocato si bevve il suo in un unico lungo sorso, poi ne chiese un altro. La cameriera sembrava tesa. Vaffanculo, pensai. Stavo leggendo i fumetti. Circa dieci minuti dopo, quando ci .portò gli hamburger, vidi che il mio avvocato le allungava un tovagliolo con su scritto qualcosa. Lo fece con gran disinvoltura, senza espressioni particolari sul viso. Ma sapevo, grazie alle vibrazioni, che la nostra pace stava per essere spaz¬zata via. "Cos' èra?" gli domandai.
Scrollò le spalle, sorridendo vagamente alla cameriera che se ne stava tre metri più in là, all' estremità del bancone, dandogli le spalle mentre esaminava il tovagliolo. Alla fine si girò e si mise a fissarci... quindi venne avanti risolutamente e tirò il tovagliolo addosso al mio avvocato "Che cos' è questo?" schioccò."Un tovagliolo," rispose il mio avvocato.
Ci fu un istante di osceno silenzio, poi lei cominciò a strillare: "Non darle a me, quelle porcherie! So",cosa significa, cosa credi? Maledetto bastardo trippone d'un pappa!"
Il mio avvocato prese il tovagliolo, guardò quello che aveva scritto e poi lo ributtò sul bancone."È il nome di un cavallo che ho avuto,» disse calmo. "Cosa c'è che non va?" ,
"Brutto figlio di puttana," gridò lei. "Tiro su merda a paiate in questo posto, ma stai pur certo che non mi lascio insultare da, un magnaccia portoricano!
Cristo, pensai. Che stava succedendo? Tenevo d'occhio le mani della donna, sperando che non afferrassero nulla di affilato o di pesante. Presi il tovagliolo e lessi ciò che quel bastardo ci aveva scritto sopra,.in accurate lettere rosse: "Back Door Beauty?" Il punto inter¬rogativo era enfatizzato. La donna continuava a gridare."Pagate il conto e' andatevene all'inferno! Altrimenti chiamo la polizia!" Cavai di tasca il portafogli, ma il mio avvocato era già scattato in piedi, senza togliere gli occhi di dosso alla donna... poi infilò una mano sotto la camicia, non in, tasca, e la ritirò fuori di colpo con il Gerber Mini-Magnum, una tremenda lama argentata che parve dire subito qualcosa alla nostra cameriera.
Raggelò, gli occhi selvaggiamente fissi sulla lama. Il mio avvocato, sempre continuando a guardarla, indietreggiò per il paio di metri che lo separavano dal telefono a gettoni e sollevò il ricevitore. Tagliò il filo di netto, poi rimise a posto il ricevitore e tornò a sedere.
La cameriera non si mosse di un millimetro. Io ero stordito dalla sorpresa, e non sapevo se dovevo scappare o scoppiare a ridere. "Quanto viene quel meringato al limone?" Chiese il mio avvocato. La sua voce era vaga, come se fosse appena entrato nel locale e fosse indeciso su cosa ordinare. "35 centesimi," sibilò la donna. Aveva gli occhi tinti di paura, ma il cervello sembrava resistere a un regime-base di sopravvivenza. Il mio avvocato rise. "Intendo dire tutto intero," fece. Lei gemette. Il mio avvocato mise una banconota sul bancone. "Facciamo 5 dollari," disse. "Okay?" Lei annuì, ancora raggelata, e osservò il mio avvocato che girava intorno al bancone e prendeva il dolce dall’espositore.
Mi preparai a filare. La cameriera era visibilmente sotto shock. La vista della lama sfoderata nel cuore della discussione doveva averle fatto tornare in mente dei brutti ricordi. La vitrea espressione dei suoi
occhi diceva che la sua gola era già stata tagliata una volta. Era ancora paralizzata quando ce ne andammo.
Back Door Beauty
Alla lettera: "Bellezza della porta di servizio", che potrebbe essere liberamente tradotto "Bonazza da sveltina", come fa A. Gini nella precedente versione italiana di Fear and Loathing in Las Vegas, se non fosse per due problemi che mi hanno convinto a lasciarlo inalterato. Il primo problema è l'allusione al coito anale, in inglese molto chiara, che è un topos del gergo porno, e infatti esiste anche un film (un cult, pare, e comunque successivo alla pubblicazione di questo libro), direttamente intitolato Back Door Beauties. Il secondo problema è che l'avvocato, nel testo, gioca sul fatto che si tratti molto innocentemente del nome di un cavallo, cosa che "Bonazza da sveltina" non potrebbe mai essere. Invece B.D.B. porrebbe benissimo esserlo, e anzi probabilmente lo è: è anche il nome di un cavallo - vuoi che in tutto il mondo anglofono non sia mai esistito un cavallo con quel. nome? Magari una cavalla., magari da corsa - galoppo, steeple chase - col solito fantino segaligno appollaiato a chiappe strette sulla groppa: magari prediletta, per via del nome, da Charles 'Bukowski per le sue puntate, protagonista di un paio d'annate discrete in qualche circuito secondario e addirittura di due o tre impronosticabili vittorie con quote assai penalizzanti per i bookmaker, quando alla fine B.D.B. sarà passata a miglior vita, stroncata da qualche equina fulminazione, la bionda e adolescente figlia dell'allevatore avrà anche versato qualche lacrima, ancora ignara del vespaio di doppi sensi contenuto in quel nome.
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