martedì 26 febbraio 2013

CRONACA DI UNA DISFATTA

Potevano vincere, ma anche no Dal sito Open Mind «Il Pd che doveva essere il partito del cambiamento si è trasformato nel partito della moderazione, della conservazione, del mutare ma solo «un po’», come da intercalare bersaniano. Un po’ poco per vincere bene le elezioni, appunto». [Marco Damilano, L'Espresso] - Spero che tutti abbiano capito che non si vince a mani basse ma A TESTA BASSA. E che gente che per diciotto anni ha fatto solo finta di fare opposizione all’inamovibile delinquente [soprattutto per merito suo] non può né deve in nessun modo sentirsi superiore a NESSUNO. - ANALISI – Istituto Cattaneo: “Così l’M5s ha succhiato voti al Pd” - Da Fini a Di Pietro, tutti i trombati e i “salvati” dal voto (FOTO) - 13 luglio 2012: Moody’s abbassa il rating dell’Italia. “Il clima politico è fonte di rischi”: ovvero, non ci fidiamo del ritorno dello zombie. - Sottotitolo: scrutinio finito, ingovernabilità garantita. Alla Camera (per fortuna) ha “vinto” il centrosinistra, con una miseria di +0.36% (29.54 a 29.18). Dopo le Primarie, vinte dal ronzino smacchiato di Bettola (sì, ha perso anche a casa sua), avevano più di 10 punti di vantaggio. In due mesi hanno bruciato tutto. Complimenti ai suoi consiglieri, ai giornalisti bersaniati e all’intellighenzia tronfia e sorda. Il Porcellum gli garantisce la maggioranza dei seggi (340). Decisivi i Marxisti per Tabacci (Bruno Man of the match). M5S primo partito nazionale alla Camera (25.55%, 108 deputati). Al Senato pareggio e capolavoro di insipienza piddina, che racimola la miseria di 113 senatori (pur avendo un +0.9%) contro i 116 della coalizione berlusconiana (che vince in tutte le regioni in bilico). M5S colleziona 54 senatori (23.79%), Monti 9. Alfano parla di brogli, Letta esulta, Vendola sogna un governo che in 100 giorni tremare il mondo farà (intanto la Puglia ha votato tutti tranne che lui). Fuori dal Parlamento Ingroia (sì, anche il noto statista Favia) e Fini (“il nuovo Sarkozy”: levateje er vino). Rientra Casini, pur avendo meno del 2. Vendola galleggia attorno al 3, Lega attorno al 4, La Russa poco sotto il 2. E ora che succede? Succede che Bersani dice di avere vinto (nei suoi sogni) e di sentire la “responsabilità” di governare (ti piacerebbe). Per governare deve inciuciare con Berlusconi in un appassionante iperaccrocchio. Più inciuciano, più M5S sale. Prima si vota, più M5S cresce. Quindi aspetteranno il più possibile (ma non c’è altra strada: a ottobre si torna alle urne). Se va bene, rifanno la legge elettorale e si rivota. Quindi andrà male. Abbiamo il peggiore centrosinistra d’Europa e gli elettori con meno memoria storica della galassia. In confronto a Bersani e derivati, Occhetto era Lenin e Veltroni Marx. Non impareranno mai. Buona catastrofe. [Andrea Scanzi - Il Fatto Quotidiano] - Preambolo: Antonio Razzi, Domenico Scilipoti, e l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini entrano in Parlamento. Per fortuna Ingroia no, ci siamo salvati dalla “deriva giustizialista”. Così almeno – per la contentezza di tutti quelli che lo hanno criticato e ignorato, tutti quelli che “Ingroia si deve dimettere” [ma berlusconi no, nessuno glielo ha mai chiesto] – può tornare a fare il Magistrato a tempo pieno, e spero che decida di tornare a farlo qui, ché da fare ce n’è. - La notizia buona è che binetti, buttiglione e cesa sono fuori dal parlamento. Spero se lo ricordino anche quei giornalisti che senza l’intervista ciclica, a cadenza bisettimanale a binetti e buttiglione per chiedere cosa pensano dei gay non avrebbero avuto niente di meglio da fare. Bisognerebbe mandare a casa anche loro. Quella meno buona è che oggi voglio stare a digiuno dai luoghi comuni. Quindi posso, anzi, voglio fare a meno di tutti quelli che “gli italiani…” e a seguire tutta la serie insulsa di patetiche contumelie circa il fatto che abbiamo quello che ci meritiamo, che siamo un popolo di deficienti complici del delinquente, che siamo di destra, che siamo fascisti [come Grillo, ah ah ah], che non capiamo, che siamo ignoranti, che siamo populisti, che siamo qualunquisti, che siamo un po’ di tutto; noi. Loro, i politici no, non sono mai niente. Perché io non sono scema né complice, e nemmeno mi merito una punizione. Perché quello che da settimane scrivono giornalisti che non hanno l’ambizione di essere considerati opinion leader, ovvero quelli che dietro ai loro articoli nascondono l’intenzione di trascinare la gente verso una parte politica invece di illustrare tutta la politica in modo trasversale, pregi [pochi, quasi niente] e difetti [quanti ne vogliamo, c'è l'imbarazzo della scelta] io lo scrivo da mesi, anzi da anni. Modestamente e senza un filo di presunzione mi sono ritrovata a rileggere concetti che avevo già espresso fra gli articoli di giornalisti che come me se ne fottono allegramente non dovendo rendere conto a nessuno e dai quali i presuntuosi e gli arriccianaso di centrosinistra si tengono ben distanti salvo poi criticarli per la loro faziosità senza nemmeno averli letti. Essere persone libere significa non dover dipendere da nessuno, e figuriamoci dagli editoriali di Scalfari e del suo seguito che hanno preferito distruggere la reputazione di un giornale piuttosto che rimanere nei fatti e non nelle ipotesi terrorizzando la gente circa i rischi e i pericoli a proposito del M5S. E non me ne fotte una cippa se qualcuno pensa che sia dietrologia o parte di un passato che sarebbe meglio mettere da parte per “guardare avanti” ricordare gli errori grossolani di chi non ha saputo – ma più che altro voluto fermare berlusconi – per quella che è ormai molto più che una teoria circa il sostentamento reciproco: senza l’uno non esisterebbero gli altri, perché diciotto anni sono e sono stati un periodo sufficiente per trovare sistemi e soluzioni, e nessuno mi venisse a dire che lui è ancora qui perché la gente lo vota, perché se non ci fosse stato per la famosa e stracitata legge sulla sua ineleggibilità ignorata scientemente, o non ci fosse più, e il modo per non farcelo stare spesso lo ha offerto lui stesso con i suoi errori, con i suoi reati, con i suoi capi d’imputazione e processi aperti, la gente non l’avrebbe votato. A luglio l’AVREBBE votato una persona su cinque, ieri LO HA VOTATO una su tre: quindi la colpa andrebbe suddivisa e spartita fra tutti i responsabili POLITICI invece che farla ricadere sempre e comunque sui cittadini che ad uno che sta zitto preferiscono uno che parla, e a ragion veduta, non di papi Giovanni, giaguari da smacchiare, e nemmeno definendo fascisti della rete tutti quelli che, me compresa pensano che la politica debba imparare a parlare un linguaggio diverso e ad agire in modo diverso. Perché per chi non se ne fosse accorto i primi a non voler guardare avanti sono proprio quelli che in questo ultimo periodo si vantavano di aver già vinto e che quindi non fosse necessario spiegare agli italiani cosa avrebbero voluto fare di e con questo paese e di conseguenza con e per noi noi. Io non ricordo NULLA di particolarmente significativo e convincente di quel che ha detto Bersani, per esempio, ma ricordo benissimo quello che hanno detto Monti, Grillo e berlusconi. Non ci vuole un esperto di comunicazioni e nemmeno un Pulitzer del giornalismo per rendersi conto che questo centrosinistra non sa parlare alla gente, non si fa capire dalla gente perché probabilmente, anzi sicuramente non sa e non capisce nemmeno cosa vuole fare di se stesso e qual è la politica che realmente gli appartiene se vuole mettersi alla guida di un paese la cui gente sta vivendo oggi e vorrebbe che anche la politica si adeguasse alla vita di oggi. Questo invece Grillo lo ha capito, paradossalmente e a modo suo anche berlusconi, Bersani invece spostando l’asse verso il centro, verso Monti, verso politiche liberiste di tasse ed economia scellerata e finalizzata sempre e comunque all’aumento delle tasse e delle prebende con cui caricare gente sfinita e stanca di pagare e di una politica che di contro non toglie nulla a se stessa, non lo ha capito. E i cittadini non hanno – giustamente – voluto capire lui. Ora – forse – il PD capirà che per farsi eleggere dalla gente bisogna entrare nella mentalità della gente, capire dov’è ora questo paese ma soprattutto dove lo si vuol portare, invece di passare il loro tempo a dividere gli amici dai nemici; fascista, berlusconiano, populista. E magari invece di pensare ad avere una banca pensare ad un modo convincente per farsi eleggere anche dai clienti delle banche. - L’amico del giaguaro Marco Travaglio, 26 febbraio La domanda era: riusciranno i nostri eroi a non vincere le elezioni nemmeno contro un Caimano fallito e bollito? La risposta è arrivata ieri: ce l’han fatta un’altra volta. Come diceva Nanni Moretti 11 anni fa, prima di smettere di dirlo e di illudersi del contrario, “con questi dirigenti non vinceremo mai”. Del resto, a rivedere la storia del ventennio orribile, era impossibile che gli amici del giaguaro smacchiassero il giaguaro. L’abbiamo scritto fino alla noia: nel novembre 2011, quando B. si dimise fra le urla e gli sputi della gente dopo quattro anni di disastri, era dato al 7%: bastava votare subito, con la memoria fresca del suo fallimento, e gli elettori l’avrebbero spianato, asfaltato, polverizzato. Invece un’astuta manovra di palazzo coordinata dai geniali Napolitano, Bersani, Casini e Fini, pensò bene di regalarci il governo tecnico e soprattutto di regalare a B. 16 mesi preziosi per far dimenticare il disastro in cui ci aveva cacciati. Il risultato è quello uscito ieri dalle urne. Che non è la rimonta di B: è la retromarcia del centrosinistra. Che pretende di aver vinto con meno voti di quando aveva perso nel 2008. Il Pdl intanto ha incenerito metà dei voti di cinque anni fa, la Lega idem. E meno male che c’era Grillo a intercettarli, altrimenti oggi il Caimano salirebbe per la quarta volta al Quirinale per formare il nuovo governo. Il che la dice lunga sulla demenza di chi colloca M5S all’estrema destra o lo paragona ad Alba Dorata. Il centrodestra è al minimo storico, sotto il 30%, che però è il massimo del suo minimo: perché B. s’è alleato con tutto l’alleabile, mentre gli strateghi del Pd con la puzza sotto il naso han buttato fuori Di Pietro e quel che restava di Verdi, Pdci, Prc e hanno schifato Ingroia: altrimenti oggi avrebbero almeno 2 punti e diversi parlamentari in più, forse addirittura la maggioranza al Senato. Ma credevano di avere già vinto, con lo “squadrone” annunciato da Bersani dopo le primarie: l’ennesima occasione mancata (oggi, col pur discutibile Renzi, sarebbe tutta un’altra storia). Erano troppo occupati a spartirsi le poltrone della nuova gioiosa macchina da guerra per avere il tempo di fare campagna elettorale. I voti dovevano arrivare da sé, per grazia ricevuta e diritto divino, perché loro sono i migliori e con gli elettori non parlano. Qualcuno ricorda una sola proposta chiara e comprensibile di Bersani? Tutti hanno bene impresse quelle magari sgangherate di Grillo e quelle farlocche di B. (soprattutto la restituzione dell’Imu, tutt’altro che impossibile, anche se pagliaccesca visto che B. l’Imu l’aveva votata). Di Bersani nessuno ricorda nulla, a parte che voleva smacchiare il giaguaro. Anche questo l’abbiamo scritto e riscritto: nulla di particolarmente brillante, tant’è che ci era arrivato persino D’Alema. Ma non c’è stato verso: la campagna elettorale del Pd non è mai cominciata, a parte i gargarismi sulle alleanze con SuperMario (da ieri MiniMario) e i formidabili “moderati” di Casini (tre o quattro in tutto). Col risultato di uccidere Vendola, mangiarsi l’enorme vantaggio conquistato con le primarie e regalare altri voti a Grillo, non bastando l’emorragia degli ultimi anni. Ora è ridicolo prendersela col Porcellum (peraltro gelosamente conservato): chi, dopo 5 anni di bancarotta berlusconiana, non riesce a convincere più di un terzo degli elettori non può pretendere di governare contro gli altri due terzi. Anzi, dovrebbe dimettersi seduta stante per manifesta incapacità, ponendo fine al lungo fallimento di un’intera generazione: quella degli ex comunisti che non ne hanno mai azzeccata una. Ma dalle reazioni fischiettanti di ieri sera non pare questa l’intenzione: tutti resteranno al loro posto e, lungi dallo smacchiare il giaguaro, proveranno ad allearsi col giaguaro in una bella ammucchiata per smacchiare il Grillo e soprattutto evitare altre elezioni. Auguri. Quos Deus vult perdere, dementat prius. (Quelli che Dio vuole distruggere, fa prima impazzire.)

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