venerdì 16 marzo 2012

IL PORTO DELLE NEBBIE


Più passa il tempo e più mi rendo conto di quanto siamo ingannati, presi in giro nell’informazione sui fatti del presente, figuriamoci poi su quelli del passato, che il trascorrere del tempo tende ad offuscare e far coprire da una coltre nebbiosa, come un porto nelle nebbie, termine con cui venne definita la procura di Roma, titolo conquistato tra gli anni ’70 e ’90, per i sospetti, le indagini contese con altri tribunali, dalle schedature Fiat allo scandalo dei petroli, passando per i fondi neri Iri e la Loggia P2, un elenco che tocca anche Tangentopoli, un pezzo di storia italiana oscuro ed il cui soprannome di “porto delle nebbie” era stato dato una ventina d'anni fa perché si diceva che nelle stanze della procura di Roma c'era una certa sensibilità politica e dunque i processi scomodi venivano tenuti fermi volontariamente per non dare fastidio, così tutto andava in prescrizione e con il tempo veniva dimenticato. Quello che segue è un articolo di Alberto Medici che riapre uno dei tanti episodi oscuri del nostro passato, quello che si apre intorno alla fine degli anni sessanta, passa attraverso stragi, attentati, abbattimenti più o meno casuali, si avvale di spioni, servizi più o meno segreti, terroristi, malviventi, tutto al fine di creare scompiglio tensione e confusione per tenerci sempre sul ciglio del baratro, in uno stato di terrore continuo e che non prevede mai cali di tensione, tutto ciò a che pro, a vantaggio di chi ? Di potenze straniere, di politici corrotti, di affaristi, di banchieri, di affiliati a sette segrete ? Credete a me non lo sapremo mai, o almeno la verità non ce la vedremo mai raccontata nella sua interezza, ce la dobbiamo cercare noi, a pezzettini cercando in mille modi e usando un mezzo formidabile che è dato dalle chiavi di ricerca di internet, magari correndo il rischio di sbagliare e di cadere in tranelli o in trabocchetti, ma è l’unica strada che possiamo percorrere se vogliamo arrivare a conoscere e capire come veramente si sono svolti fatti e circostanze che hanno caratterizzato l’ultimo mezzo secolo della nostra storia.

Alberto Medici su 2 marzo 2012
Come nell’esposizione di Galloni al meeting di Rimini sulla nuova teoria monetaria, in cui alcune chiavi di lettura aiutano a capire molto di più che non pagine e pagine di libri storia (che, a mio avviso, il più delle volte servono a nascondere la verità piuttosto che raccontarla), anche nel pezzo che riporto sotto una rivisitazione di una pagina di storia italiana può aiutare a capire infinitamente di più di quanto ci abbiano fatto conoscere TV e giornali.
Si tratta della storia del commissario Calabresi assassinato (apparentemente) per vendetta della morte dell’anarchico Pinelli, caduto dal quarto piano del suo ufficio, ma in realtà, come leggerete sotto, implicato in una trama molto più complicata (e interessante). Buona lettura.
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… Non è possibile qui dare una spiegazione esaustiva del primo periodo stragista (1967 – 1974) quando, soprattutto fino al 1970 esplosero bombe quali false flag, ovvero da addebitare agli anarchici e ai “rossi” in genere. Poi dal 1974 in avanti ne esplosero altre da addebitare ai “neri”. Stessi burattinai diverse strategie.

Possiamo solo dare delle indicazioni generiche, molto sintetiche e approssimate. Per prima cosa dobbiamo partire dal fatto che, fin dall’omicidio di E, Mattei (1962) l’Italia, paese assoggettato al sistema atlantico, è stato vittima di operazioni cruente di intelligence finalizzate a mantenerlo strettamente subordinato in questo sistema non solo militare ma anche economico. Da qui l’applicazione nel nostro paese delle tecniche della “guerra non ortodossa”, delle strategie Chaos, ecc., tutte operazioni criminali di ispirazione atlantica.
Come di matrice atlantica era l’esplosivo utilizzato per Piazza Fontana (sappiamo che veniva da depositi nella Germania federale) e in altre stragi. In qualche modo coinvolti in queste operazioni sono ovviamente stati i nostri servizi Segreti, militare e civile (Sid, Sios, AA.RR), apparati di polizia, cellule della Gladio, ecc., che per loro inquadramento, derivato dalle condizioni di pace imposte all’Italia e accordi e protocolli segreti, erano subordinati agli alti comandi Nato. Gruppi politici, di ogni colore, ma soprattutto di destra, infine, erano infiltrati o sotto controllo di queste intelligence.
Al contempo era in corso, propri in quegli anni, una operazione segreta di stampo atlantico. Questa consisteva nel portare ai vertici del PCI Berlinguer, esponente di una famiglia che fin dai tempi della guerra era stata una creatura delle intelligence anglo-occidentali. Molto ci sarebbe da scavare in certi segreti che concernono alcune importanti famiglie provenienti dalla Sardegna, una vera e propria “sardinia connection”, nelle attività del PWB durante la guerra e degli “strascichi” che questa organizzazione lasciò nell’Italia del dopoguerra.
Berlinguer era l’elemento giusto per “occidentalizzare” il partito comunista e portarlo, a poco a poco, in ambito Nato, cosa che poi in effetti fece. Questa operazione, tanto per evidenziare di come tutto il quadro storico è alquanto complesso, ebbe poi dei “tempi” che non coincidevano con le necessità strategiche della politica statunitense (Kissinger), tanto da entrare in contrasto con Moro che puntava decisamente al “compromesso storico”.
Comunque sia, in tutta questa situazione, ambigua e destabilizzante, soprattutto a causa della crisi bellica nel mediterraneo, scaturita dalle conseguenze della guerra dei sei giorni in medio oriente (per garantire il quadro di stabilità nel mediterraneo era stato anche necessario, attraverso la Cia, attuare nell’aprile del 1967, un colpo di Stato in Grecia) e dalla lotta per il controllo delle fonti energetiche in nord Africa, acuita dagli avvenimenti Libici (settembre – dicembre 1969) che determinarono l’esclusione degli occidentali dalla Libia, prendono a scoppiare bombe assassine, finalizzate a destabilizzare il paese onde impedirgli spinte centrifughe in politica internazionale (altre politiche simili a quelle di Mattei dovevano assolutamente essere evitate) e quindi mantenerlo stabilizzato nel sistema atlantico. Di conseguenza si innesteranno ovviamente una serie di conseguenze e reazioni di ogni genere.
IL CASO CALABRESI
Nella questura di Milano muore l’anarchico Pinelli, di sicuro non per un malore a cui vorrebbero far credere che sarebbe seguito un incidente. Tra le figure che più vengono subito additate come responsabili della morte dell’anarchico vi è quella del commissario Luigi Calabresi. Non essendo stata fatta piena luce su quell’episodio non è possibile dire a che titolo ne fu implicato il Calabresi, ma probabilmente non fu tra i massimi responsabili di quella morte. Fatto sta che Calabresi si trovò nell’occhio del ciclone e oltretutto era impegnato in una serie di indagini sia pregresse che contemporanee che lo vedevano attento ai traffici di armi e di esplosivi nel nostro paese (e qui sappiamo da dove veniva l’esplosivo di piazza Fontana oltre a vari depositi clandestini della Gladio, ma anche alla sparizione del giornalista Mauro De Mauro, per finire ovviamente con la strage di Piazza Fontana e con le attività di Feltrinelli).
Anche su Feltrinelli ci sarebbe molto da indagare, perchè quest’uomo, pur muovendosi in ambienti spuri e controllati da vari servizi segreti internazionali, non è vero che coltivava sogni rivoluzionari velleitari, ma anzi sembra che stesse cercando di controllare tutte quelle attività rivoluzionarie germogliate in certi ambienti della sinistra antagonista che erano più negative che altro.
Fatto sta che non solo Calabresi non ci stava a fare da capro espiatorio su la morte di Pinelli, ma probabilmente aveva ben capito cosa stava succedendo in Italia.
E proprio la morte, molto sospetta di Feltrinelli, che poteva mettersi in collegamento con altri episodi dubbi e con il congresso del Pci a Milano, avrebbe potuto essere la chiave interpretativa di tutta una catena di avvenimenti.
Quindi Calabresi era il più indicato per arrivare ad un passo dal conoscere la verità su quella morte e su tutta la “guerra non ortodossa” che insanguinava il nostro paese. Era necessario eliminarlo. In qualche modo l’incarico venne assegnato ad ambienti di Lotta Continua, che aveva fatto di Calabresi il simbolo per l’omicidio di Pinelli; oggi sappiamo, che sotto banco Lotta Continua era sostenuta anche dalla Cia, e ai cui vertici deambularono personaggi ambigui che in seguito abbiamo visto operare politicamente nel quadro delle strategie anglo occidentali.
Maurizio Barozzi
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Opportuno è anche integrare quanto sopra con le opportune osservazioni e integrazioni espresse da Giorgio Vitali, il quale osserva:
PER LA VERITà, il quadro è molto più complesso.
LA COMPLESSITA’ DEL QUADRO GENERALE RISALE DIRETTAMENTE AL DOPOGUERRA.O, PER MEGLIO DIRE, ALLA COMPLESSA SITUAZIONE ITALIANA DURANTE GLI ULTIMISSIMI ANNI DI GUERRA. In questi anni, apparentemente contrassegnati da fronti opposti, in Italia si è registrato, molto più che altrove, data l’importanza strategica del nostro paese, una sorda guerra sotterranea che ha visto partecipi tutte le nazioni interessate al controllo del Mediterraneo. Ne fa fede la dichiarazione di uno storico americano il quale ha dichiarato che la vera guerra svolta in Italia nel peruodo 1943-45 è stata una guerra dei servizi segreti. E come accade sempre in questi casi, si può dire che quella guerra NON è mai terminata. In gioco ci sono ancora oggi come ieri, le stesse forze, a cominciare dagli agenti dei servizi segreti tedeschi, che durante il conflitto, e fino ad oggi, non a caso Napolibera cita la Merkel come esponente di punta dei servizi segreti di Pankov (oggi più di ieri, evidentemente). Lo stesso caso Priebke è emblematico, e basterebbe porre attenzione ai nomi delle persone in gioco durante e dopo il puo “processo farsa”. Nel quadro generale sopra descritto, un punto cardine è rimasto l’OVRA, una “agenzia” sempre in funzione, seppure in forma proteica. Il bello dlla questione consiste nel fatto che su questi argomenti è uscito un numero veramente notevole di libri, per cui l’informazione è necessariamente spezzettata in una infinità di notizie. TUTTAVIA, per avere un quadro abbastanza chiaro della situazione basterebbe il libro: PROFESSIONE SPIA, di Francesco Grignetti, edito da Marsilio nel 2002, dedicato a Giorgio Conforto, agente quintuplo, e, a mio avviso, sempre al servizio dell’OVRA. Altri testi significativi sono: Marco Dolcetta: Politica occulta, Castelvecchi, 1998; F.Bellini-G Bellini: Storia segreta del 25 luglio 1943, Mursia 1993;
Caretto-Marolo: Made in USA: le origini americane della Repubblica Italiana, Rizzoli, 1996; inoltre sono di notevole interesse: Eric Salerno, Mossad base Italia, Il Saggiatore, 2010; Giorgio Boatti, Le spie imperfette, Rizzoli, 1987, e ,volendo, anche l’opera migliore di Claudio Fracassi: Sotto la notizia niente, edito da AVVENIMENTI, rivista di cui l’autore era direttore. ( 1994).
Di diversa levatura è senz’altro il libro: DUE MESI CON I NAZISTI, di Ferrucccio Parri, CORECAS, 1973. NOTA: ma cosa ci faceva durante due mesi (due mesi) il noto esponente della resistenza, POI capo del governo “italiano”, oggetto di un finto tentativo di liberazione da parte di un altro “eroe” della resistenza, nobiluomo piemontese e “monarchico” come Edgardo Sogno ?? DUE MESI.UNA VITA!!!
Tornando a Calabresi, è anche bene ricordare che questo commissario aveva anche indagato sulla scomparsa di Mauro De Mauro ( VEDI: IMPORTANTISSIMO, , di Giuliana Saladino, Ed Feltrinelli, 1972) E QUI CI TORNA UTILE RIFLETTERE CHE TUTTI COLORO CHE HANNO MINDAGATO, IN SICILIA, ( in Sicilia!!, quella di Sigonella e del petrolio dell’ENI), sono tutti morti ammazzati.Concludiamo con un altro spunto di riflessione: l’Italia del Centro-Nord è sempre stata al centro degli interessi economico-commerciali, e quindi spionistici, della Svizzera. Di questo strano paese pochissimo si parla, perchè costoro sanno ben dissimulare la loro presenza nel nostro paese. Un testo di rilevo è questo: ITALIA e SVIZZERA 1943-1945, a cura di Daniele Christen, ed AMALTEA, 1996, ed anche: Pino Adriano, L’intrigo di Berna, Mondadori, che spiegano forse indirettamente qualcosa relativa alla morte di Mussolini.
IN CONCLUSIONE: il quadro italiano non dovrebbe essere trattato come un assemblaggio di eventi chiusi e determinati, ma come un insieme complesso e fluido, a moltissimi attori, dei quali è MOLTO DIFFICILE poter discernere una linearità di condotta. Lo scontro in atto è evidentemente di carattere prevalente geopolitico, con addentellati ideologico-culturali e riflessi economici. ( La prevalenza dell’economia finanziaria deriva in primis dall’intrecciarsi di queste concezioni.)
GIORGIO VITALI.